Feb 232019
 

donmarioalbertiniUna comunità che nasce dall’amore. Lo stile di vita che può nascere dall’accoglienza delle beatitudini può rendere i di- scepoli di Gesù e le loro comunità capaci di amore. E in questo possono essere esempi alternativi allo stile del mondo.

Commento di don Mario Albertini

Qualche schiaffo, fisico o morale, penso lo abbiamo ricevuto tutti. Qualcuno di noi ha mai presentato l’altra guancia? o se dovesse succedere, qualcuno di noi è disposto a porgere l’altra guancia? Ne dubito. La cosa ci fa sorridere: è assurdo.

Ma Gesù, che ha dato questo insegnamento, come si è comportato? Quando fu condotto davanti al sommo Sacerdote, una delle guardie lo schiaffeggiò per una sua risposta; lui ha reagito semplicemente chiedendo: se ho parlato male, dimostralo, se no perché mi percuoti?

Abbiamo sentito Gesù dire anche: Se qualcuno ti toglie il mantello, dagli anche la tunica. A lui fu tolta proprio anche la tunica, che i soldati ai piedi della croce si giocarono ai dadi.

Ecco, noi siamo bravi a dire agli altri cosa devono fare, ma non sempre mettiamo in pratica quello che insegniamo. Non così Gesù. Non solo ha detto: porgi l’altra guancia e donagli anche la tunica, ma lui lo ha fatto per davvero.

La pagina del vangelo è chiara, netta, e non ha bisogno di interpretazioni; ma le nostre idee e il nostro modo di fare non vanno d’accordo con essa. Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te, certo; voler bene a chi ti vuole bene, certo. Ma voler bene e fare del bene anche a chi ti ha offeso o fatto del male e perfino a chi ti è dichiaratamente nemico… No, non è facile. Non è proprio facile. Come non è facile perdonare.

Quello che Gesù propone è di fare l’esperienza del perdono, a cominciare nella vita di famiglia, ma poi allargando ad ogni situazione. Lui ha due grandi motivi per proporre tutto questo.

Il primo motivo lo dice esplicitamente: “Siate misericordiosi, com’è misericordioso il Padre vostro” che è nei cieli. Guardare al Padre eterno è un’apertura sull’infinito; il Signore non ha paura di proporci ideali che ci superano, come il perdono, come l’amore a chi ci vuole male, ma ci assicura che la grazia divina li rende possibili. Quindi primo motivo: la misericordia di Dio per noi.

Il secondo motivo Gesù lo dà con il suo esempio; ripensiamo a lui in croce, e ricordiamo la sua invocazione: “Padre, perdona loro”, perdona ai miei carnefici. Non è stato facile neanche per lui.

Che allora può rivolgersi a noi con autorità morale: A voi che ascoltate, io dico… Voi che ascoltate… Ma noi ascoltiamo? Ascoltare, non soltanto sentire; ascoltare, cioè avere il desiderio di conoscere, comprendere, assimilare, facendo diventare nostra vita la parola ascoltata. Che è parola di Dio.

Sant’Agostino in una predica disse (e faccio mie le sue parole): io vi parlo, e voi sentite il suono della mia voce, ma io vi parlo perché prestiate attenzione a quello che il Maestro divino dice e insegna dentro di voi… Questo è l’ascolto: l’attenzione dentro.

Un particolare ascolto lo dovremmo dare anche alle ultime parole della pagina evangelica, quelle con le quali il Signore ci esorta a non giudicare.

E ci fa una grande e bella promessa: se noi siamo benevoli nel giudicare gli altri, ancor più lui lo sarà verso di noi. E’ confortante sapere che siamo benvoluti da Dio.

 

Sorry, the comment form is closed at this time.