don Dorino Conte
(a cura di don Francesco Dal Cin)
Nato | 9 gennaio 1915 a Enego (Vicenza) |
Ordinato | 12 aprile 1941 a Vittorio Veneto |
Morto | 2 marzo 1991 a Gattinara (Vercelli) |
Nasce a Enego, un piccolo paese in provincia di Vicenza, il 9 gennaio 1915.
Dopo le scuole elementari entra a Casa Pater.
Fa parte, insieme con Doro,(il futuro don Isidoro) dei “primi” accolti da p. Gioachino Rossetto nell’ottobre del 1929 alla apertura di Casa Pater.
Compie tutti i suoi studi frequentando il Seminario Vescovile di Vittorio Veneto e riceve l’Ordinazione sacerdotale il 12 aprile 1941.
I primi anni del suo ministero – sono gli anni della guerra – li vive a Casa Pater, con l’incarico di seguire come padre spirituale il gruppo di studenti più giovani.
Nel 1946 Mons. Beniamino Socche, vescovo di Reggio Emilia, e “figlio spirituale” di padre Gioachino Rossetto, lo sceglie come suo segretario, per cui don Dorino lascia Casa Pater e si stabilisce lì.
Il 1 gennaio 1950 il vescovo mons. Socche lo incardina tra il clero della diocesi di Reggio Emilia.
L’8 settembre 1952 don Dorino lascia il lavoro di segretario e passa, per desiderio del vescovo, a un nuovo incarico: viene nominato Assistente agli operai della città di Sassuolo (Reggio Emilia).
Qui egli esprimerà il meglio di se stesso donandosi con tutta la sua carità di pastore e di padre verso i giovani.
Il 14 giugno del 1955 don Dorino è fatto Monsignore!!!
Di questa onorificenza così lascerà scritto nel suo testamento: “Sento di non aver mai cercato gli onori… Sappia il “MIO” Ecc.mo Vescovo che resta quella onorificenza “Vergine e Martire”: Vergine, perché nulla ha prodotto, perché rimase così sulla carta come il primo giorno, per sempre; Martire, perché se da qualcuno veniva usato era per me la più grande confusione”
Il 18 ottobre 1966 – dopo la chiusura della scuola ACAL (Attività Cattolica Avviamento al Lavoro), “la sua scuola”!!! – diviene parroco di Dinazzano.
Muore il 2 marzo 1991 a Gattinara in provincia di Vercelli
La figura e l’opera di don Dorino merita ben altro di quanto è dato di poter dire in un breve profilo come questo, fatto soprattutto di date.
Ciò è stato fatto da quanti la Provvidenza ha fatto godere della sua presenza, con iniziative di vario genere, nella diocesi di Reggio Emilia.[con Pubblicazioni e Associazioni a lui intitolate.]
Io lo ricordo quando, insieme con Monsignor Socche, – il quale amava quasi tutti gli anni trascorrere qualche giorno con i Fratelli Sacerdoti e con le Sorelle “in casa nostra” a Vittorio Veneto – da Reggio Emilia, veniva a farci visita.
Vedo ancora il suo volto sorridente e sento ancora il timbro tutto particolare della sua voce…Era un volto che lasciava trasparire grande serenità d’animo e insieme una grande forza interiore.
Questo ricordo di don Dorino.
Aggiungo ancora qualche riga, che mi viene offerta stralciando dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto nel suo ministero.
-A Sassuolo si è sentito l’esigenza nel 2005 di dare vita ad una Associazione, detta “Don DORINO CONTE” per ricordare il prezioso lavoro sociale compiuto da lui in quella città negli anni cinquanta.
Egli è stato il Fondatore di una scuola di Ceramica che tanto bene ha fatto all’intera città, negli anni immediatamente successivi alla guerra, i primissimi anni della ricostruzione. Don Dorino diede vita nella città di Sassuolo alla scuola, denominata “ACAL, con la finalità di recuperare i ragazzi senza alcun titolo scolastico,… se non quelli delle scuole elementari!!! e avviarli, “preparati”, al lavoro nelle fabbriche che sorgevano in quel momento come funghi sul territorio, In modo particolare nel settore della “Ceramica”.
Nello statuto della Associazione, che porta il suo nome, al terzo comma si legge: L’Associazione “intende con la sua esistenza onorare e tenere vivo il ricordo di Don Dorino, per l’opera educatrice ed il contributo tecnico formativo offerto che fu determinante per il miracolo economico del comprensorio”
-E sempre per sottolineare il lavoro nel mondo del sociale compiuto da don Dorino, nella presentazione di un libro dedicato alla sua figura. Il presidente della suddetta Associazione si esprime con parole piuttosto dense di significato: “La pubblicazione di questo libro deve servire a proseguire nella ricerca della verità storica sulla vita e sulle opere di questo grande sacerdote”.
Mi piace ricordare ancora cosa scrivono di lui due coppie ,(allora, erano Giovani Sposi) “Don Dorino Conte è stato il grande amico della nostra giovinezza.
Ci ha dato tanto, stima, amicizia vera, grande esempio di fede viva, di semplicità e di bontà infinita, attento all’ascolto e al dialogo con tutti, grandi e non.
Non possiamo dimenticare quella porta sempre aperta in quella misera canonica.
A qualsiasi ora ci accoglieva, sorridendo sempre, non chiedeva mai per lui e sempre aveva qualche cosa da offrire. Magari una semplice tazza di the preparata dall’Angelina dimenticando spesso lo zucchero o il limone, ma quanto era buono! Come mai? Era la gentilezza nell’offrirlo. Quel sorriso aperto, sincero chi può dimenticarlo?(Franco, Lalla, Ninni e Maria Silvia).
Mi sembra bello chiudere riportando, dal suo Testamento Spirituale, parte di quella che lui chiama “la sua confessione”:
“Sono vissuto in casa altrui sempre, su un letto in prestito, mantenuto come un mendicante…
di quanto al Provvidenza mi mise tra mano è stato tutto utilizzato a bene altrui non pensando affatto per me…
Sento di morire povero, di non aver mai cercato gli onori…
Ho dedicato la mia vita ai giovani…
Lascio a tutti la mia supplica: salvatevi l’Anima perché se la salvate avete fatto tutto, se la perdete, avete perduto tutto”
Bella figura di prete vero, quella di don Dorino. Egli “ha speso tutto” nella sequela a Cristo, e nell’amore ai fratelli.
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