Gen 252019
 

donmarioalbertiniUna comunità̀ che ascolta. L’ oggi della parola di Dio stimola e forma la comunità: annuncia la grazia di Dio, suscita la fede e mantiene viva la speranza. Un “oggi” reale ed efficace anche per noi, che dà vitalità e forza alla comunità credente di ogni tempo, chiamata ad “ascoltare”.  

Commento di don Mario Albertini

“non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza” – Nel prepararmi per questa omelia, mi sono, come dire? inciampato in questa frase che conclude la prima lettura. Cosa vuol dire che la gioia del Signore è la nostra forza?

Il catechismo ci ha insegnato che Dio è bontà, sapienza onnipotenza – ma si è dimenticato di insegnarci che Dio è anche gioia – e che come lui agisce con sapienza e onnipotenza nell’universo e riversa su di noi la sua bontà, così vuole comunicare a noi la sua gioia. E come lo fa?

Noi nominiamo spesso la parola “vangelo”, ma forse non riflettiamo su cosa significa. Pensiamo ai libretti scritti dagli evangelisti, e abbiamo sentito come san Luca si preoccupa di informare che il suo lo ha scritto dopo ricerche accurate su ogni circostanza. Ma il vangelo non è il libretto, è il suo contenuto; la parola infatti significa “lieto messaggio”. Gesù, facendo sue le espressioni del profeta, afferma di essere venuto per portare un lieto messaggio, cioè un annuncio di gioia.

Ed ecco allora che possiamo capire quella frase: Se accogliamo questo messaggio che ci annuncia e comunica la gioia come dono di Dio, ci sentiremo forti.

E il lieto messaggio: consiste nella liberazione dal male, il dono della grazia, e più concretamente è la rivelazione che Dio ci è Padre e ci vuole bene. E se crediamo che Dio ci vuole bene, non ci sentiremo forti e sereni nell’affrontare le difficoltà?

Gesù quella volta nella sinagoga di Nazaret disse: “Oggi si è adempiuta questa parola”: quale ‘oggi’? un giorno di circa venti secoli fa? Sì, però di Gesù è detto nella Sacra Scrittura che egli è ieri, oggi e sempre (Eb 13,8): egli è l’eternamente adesso.

Quindi anche quest’oggi, in questa domenica 27 gennaio 2019, si adempie quella parola.

Risaliamo a quel giorno: è la prima predica di Gesù: è detto che aveva già cominciato a insegnare in tutta la regione, ma questa è la prima predica che ci viene riferita. E si può dire che tutto quello che in seguito Gesù dirà e farà, sarà lo sviluppo, la spiegazione, l’approfondimento, l’applicazione di queste poche parole, cioè l’esplicitazione del lieto messaggio.

Ma facciamo attenzione: Gesù afferma di rivolgersi ai poveri: lo Spirito Santo mi ha mandato per annunciare ai poveri…

Chi sono questi ‘poveri’? Conoscendo la successiva predicazione del Signore comprendiamo che per lui ‘poveri’ sono coloro che confidano non in se stessi ma in Dio; coloro che riconoscono di essere peccatori ma che si aspettano il perdono e la salvezza dal Signore. La caratteristica dei suoi interlocutori ha da essere la povertà di chi si fida di Dio: li definirà poveri in spirito.

In che senso allora questa parola di Gesù si attualizza oggi? Dipende da noi:

– dipende da noi conoscere il lieto annuncio, che è il vangelo nella sua integrità

– dipende da noi rendere presente l’opera di salvezza di Gesù, accogliendo il suo perdono e testimoniandolo nella carità fraterna. Ne siamo capaci?

 

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