La gioia che crea comunità. Il Messia Gesù raduna il suo popolo intorno a un banchetto di nozze, immagine del regno di Dio: questo è il significato dell’episodio di Cana raccontato dal vangelo di Giovanni: tutta la narrazione evoca la gioia della festa per la sua presenza.
Commento di don Mario Albertini
Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”. E’ molto bella questa frase della prima lettura: “Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”. E’ incredibile che Dio gioisca per me – ma lo dice lui!Ed è bello constatare che il primo miracolo compiuto da Gesù, quello alle nozze nel paese di Cana, fu a favore della gioia, della serenità di una giovane famiglia.
La pagina del Vangelo è ricca di spunti di riflessione. Uno ad esempio ci viene dal notare che nella narrazione dell’episodio i due sposi, alle nozze dei quali è stata invitata Maria e sono presenti Gesù e i primi discepoli, i due sposi dicevo non vengono chiamati direttamente in causa. Tutto gira attorno a loro; ma di essi non si parla.
Io vedo in questo un’altra cosa molto bella che riguarda i metodi di Dio: le sue attenzioni raggiungono quelli che vivono nella semplicità, senza fare troppo baccano, senza mettersi in mostra. Sono benedette dal Signore quelle nostre famiglie che coltivano l’amore – l’amore coniugale, paterno, materno, filiale – e vivono questo amore come la cosa più importante, di fronte alla quale svaniscono le insulsaggini che la propaganda ci propina: ci vuole questo, ci vuole quello… No: ci vuole l’amore!
A queste famiglie, a queste persone che si vogliono bene nella semplicità, Dio provvede a rifornire l’amore, a renderlo sempre nuovo e sempre più buono, come Gesù fece con il vino quella volta.
E noi: siamo nella categoria di coloro che danno alla vita il fondamento dell’amore, e quindi possono sperare nella benedizione divina?
Poi c’è la figura di Maria.
Nella sua sensibilità di donna e di madre, con uno sguardo reso ancor più intuitivo e più penetrante da una povertà vissuta, Maria è la prima ad accorgersi che sta per mancare il vino. Immagina quanto gli sposi ne resteranno male, e allora lo fa notare a Gesù. Non chiede un miracolo; fino ad allora Gesù non ne aveva mai compiuti. Maria però ha fiducia nel suo figlio, e gli chiede una soluzione, che ci pensasse lui che soluzione; come se dicesse: pensaci tu.
Anche le nostre preghiere dovrebbero avere questa caratteristica: non di suggerire a Dio cosa dovrebbe fare per noi o per le persone a cui vogliamo bene, ma con assoluta semplicità esporgli i nostri problemi, le nostre difficoltà, i nostri affetti. Certo lui li conosce già, ma farglieli presenti nella preghiera, e lasciare a lui di venirci incontro come crede meglio, è segno di fiducia.
Infine le parole che Maria rivolge agli inservienti,: “Fate quello che lui, Gesù, vi dirà”. Questa infatti è la vera missione di Maria: portarci al Figlio suo, a Gesù.
In questa esortazione: “Fate quello che Gesù vi dirà” c’è tutto il programma della vita cristiana: conoscere quello che Gesù dice nel Vangelo; approfondire il significato delle sue parole con la riflessione e la preghiera, e fare quello che Lui ci dice.
L’insegnamento di questo episodio? poche parole lo riassumono: semplicità, fiducia, ascoltare Gesù, e vivere delicatamente l’amore familiare
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