don Fernando Antonio Dalla Libera
(a cura di don Antonio Muraro)
Nato | 20 giugno 1923 a Follina (Treviso) |
Ordinato | 20 giugno 1948 a Vittorio Veneto |
Morto | 27 novembre 1999 all’ospedale di Conegliano (Tv) |
Dopo aver servito nei primissimi anni del suo sacerdozio, la chiesa vittoriese, in varie attività pastorali, ecco gli incarichi più importanti del suo ministero sacerdotale, dove ha profuso le sue grandi doti umane e di pastore:
1. A Roma, come viceparroco, insieme con don Severino Marchesini, dal 1950 al 1958 nella parrocchia di santa Lucia.
2. Parroco ad Aprilia (Latina) dal 1958 al 1967.
3. In missione – fidei donum – in Germania tra gli immigrati italiani fino al 1996(?).
Carico di acciacchi e con grossi problemi alla vista, ritorna in Italia nel 1996, e per qualche an
no vive, ritirato in un appartamento a Farò, accanto ai suoi fratelli, fino alla sua morte (1999).
Don Fernando, nonostante fosse uscito ufficialmente dalla “Famiglia”di Casa San Raffaele, si è sempre considerato “un suo figlio”; è rimasto molto legato all’Istituto e a tutti noi; non mancava occasione per dimostrarcelo. La spiritualità, ricevuta negli anni della sua formazione, lo ha accompagnato sempre e nella sua vita personale e nel suo ministero sacerdotale.
Lo posso affermare direttamente per le varie frequentazioni che ho avuto personalmente con lui.
Devo confessare che nella mia attività pastorale don Fernando è stato per me un padre, un pastore ed un “ideale” …che ho cercato di imitare. Anche se non ho avuto lunga esperienza pastorale accanto a lui, i tre anni passati assieme, – i primi del mio ministero – sono stati un faro di luce vivissima per il mio modo di vivere il sacerdozio.
Cosa ho imparato da don Fernando e cosa mi ha trasmesso il suo modo di “fare il pastore”?
Direi, sintetizzando:
1. L’amore alla “sua” Chiesa, intesa non tanto o soltanto come edificio, ma soprattutto come comunità di credenti. La chiesa-comunità di S. Michele Arcangelo di Aprilia è stata veramente “la sua sposa”. Ricordo ancora con quanta nostalgia e commozione, parlava di Aprilia e dei “suoi” apriliani, anche a distanza di molti anni, quando non era più parroco!
2. La straordinaria sensibilità e la grande apertura nei confronti delle problematiche sociali, educative e soprattutto religiose del territorio in cui si trovava ad essere pastore..
Le opere che ha realizzato in quegli anni ne danno una testimonianza.
Mi sento di elencarne alcune, quelle che mi sembrano più significative.
a) – Dotazione di arredi per il culto (quando arrivò in parrocchia non c’era quasi niente) e di opere artistiche, di pregio, per la chiesa di san Michele Arcangelo. (ad es. gli affreschi del pittore Bepi Modolo).
b) – Nei confronti delle Attività Pastorali vere e proprie: ha incrementato e ordinato la catechesi per bambini e per gli adulti. Ha indetto missioni al popolo. Ha costruito le prime Cappelle in alcune zone più lontane della periferia della città; cappelle che diventeranno in seguito vere e proprie chiese parrocchiali(Casa Lazzara – Campo di Carne – Isole).
c) Ha dato vita alla Associazione e al Circolo ACLI, per essere vicino al mondo del lavoro. Aprilia, godendo della famosa Cassa del Mezzogiorno, in quegli anni era meta di tanti emigranti dal sud e dalle zone più disagiate d’Italia, in cerca di riscatto.
d) La costruzione del Centro di Addestramento Professionale (CAP) con l’aiuto della Pontificia Opera di Assistenza (POA) a beneficio dei giovani della parrocchia, come avvio ad un lavoro qualificato.
e) Inizio di un vero oratorio parrocchiale con la presenza di un sacerdote, per i tantissimi ragazzi e giovani della città, in veloce espansione urbanistica con l’insediamento di nuove famiglie che continuamente arrivavano, attirate dalle numerose fabbriche che continuavano a sorgere nel territorio, favorite dalla Cassa per il Mezzogiorno.
Va ascritto a merito di don Fernando, e alla sua lungimiranza, l’acquisto di un terreno in via delle Valli (Aprilia), dove sorgerà in seguito, il famoso “Centro Sportivo Primavera”, ancora oggi, “fiore all’occhiello”, come struttura sportiva e associativa, della città.
3 – La cordialità che mostrava con tutti, la simpatia che infondeva, l’accoglienza e l’amicizia che sapeva instaurare e diffondere attorno a sé, tutto questo era qualche cosa di veramente straordinario. Queste doti di cui la natura lo aveva arricchito e che don Fernando ha saputo coltivare, le ha usate rendendo sicuramente più fecondo il suo apostolato.
Devo dire che ancora oggi, dopo più di 40 anni, in Aprilia ci sono persone che lo ricordano con tanta nostalgia e gratitudine.
Chiudo con qualche ricordo personale
A me ha trasmesso sicuramente alcuni aspetti della sua personalità forte e insieme dolce e nobile:
– Grande amore e cura speciale per la chiesa di S. Michele, di cui, dopo alcuni anni che lui aveva lasciato per altri incarichi pastorali, sono diventato parroco.
– Disponibilità, sensibilità e dedizione ai ragazzi… Mi esortava a sempre nuove iniziative in favore della gioventù. E questo per me, è stata come una seconda “pelle”. Mi ripeteva spesso: “Per i giovani non avere mai paura di impegnare anche risorse economiche; la Provvidenza non mancherà di darti una mano“. E come è stato vero!
– Simpatia verso lo sport, come mezzo efficace per avvicinare e seguire con continuità i ragazzi, e le loro famiglie.
– Infine da don Fernando ha appreso una regola di vita che tuttora mi anima e mi aiuta e che ho portato avanti costantemente nella mia attività di pastore perché credo nella sua efficacia: frequenti convivialità con i confratelli sacerdoti e con i più stretti collaboratori pastorali.
– Termino dicendo che sono grato al Signore per avere incontrato sulla strada del mio sacerdozio “un prete” come don Fernando.
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