Solennità di Gesù Cristo, Re dell’universo: La regalità di Gesù il Cristo. Per comprendere bene di quale regno si tratta, occorre scoprire la “novità” del regnare di Gesù: dal vangelo emerge chiaro che il potere di cui dispone Gesù è quello di attirare a sé ogni creatura, ai piedi della croce, espressione concreta del suo amore fino alla morte e segno di riconciliazione fra terra e cielo.
Commento di don Mario Albertini
Ha scelto proprio il momento sbagliato, Gesù, per affermare di essere Re: si trova in una situazione che è tutto il contrario. è in stato di arresto come un malfattore, abbandonato da tutti i suoi seguaci, anche gli apostoli si sono dileguati, Già condannato dal tribunale religioso, ora è davanti a Pilato, cioè all’autorità politica che rappresenta l’imperatore romano e sta per essere condannato a morte. Ebbene, in questo momento di umiliazione e di impotenza umana, alla domanda sprezzante e ironica di Pilato che gli chiede “Tu sei re?” Gesù dà una risposta precisa, chiara: è come dici tu, “Io sono Re”.
Momento sbagliato per dirlo, tanto che la soldataglia cui viene consegnato lo proclama re da burla: gli mette sul capo una corona, ma di spine, e tra le mani uno scettro, ma è una canna di bambù.
Ma ecco che Gesù aggiunge: “Sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità”. Quale verità? Tutta la predicazione e la testimonianza di Gesù si riassume nell’annuncio che Dio ci vuole bene, che tra Dio e noi c’è sempre il rapporto di una intimità nascosta ma operante. Sì, è questa la grande verità a cui Cristo ha reso testimonianza.
Ebbene, il fondamento della regalità di Gesù sta proprio qui: egli è Re perché è “Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”, con il dono della vita sulla croce. Il momento da lui scelto per proclamarsi Re sta a significare questo legame tra la Croce e la Regalità di Cristo.
E qui allora dobbiamo chiederci: cosa vuol dire per noi?
Nella preghiere noi ci rivolgiamo a Gesù chiamandolo “Signore” perché riconosciamo che c’è un rapporto tra lui e noi: è il nostro Signore. Il titolo di Re che la festa di oggi ci propone di attribuirgli indica che lui ha un dominio oggettivo che va oltre il fatto se sia riconosciuto o no. Oggi, nella festa che conclude l’anno liturgico, quel Gesù che professiamo essere “nostro Signore” lo celebriamo come “Re dell’universo”, cioè del cosmo e della storia, – e preghiamo perché così sia riconosciuto da tutti.
Come dobbiamo comportarci per dimostrare che lo riconosciamo nostro Signore e Re? Sapendolo presente a tutta la storia e anche alla nostra piccola storia personale, e per questa presenza vivere nella verità del suo amore di Salvatore morto per noi sulla Croce.
Quando recitiamo il Padre Nostro chiediamo “venga il tuo regno”. Nella preghiera che dirò tra poco si afferma che quello di Gesù è regno di verità, di giustizia, di amore e di pace. Perché il regno di Dio venga, tocca a noi vivere i valori della verità e dell’amore.
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