Ott 272018
 

donmarioalbertiniIl cammino della fede. La domanda che il cieco rivolge a Gesù suona: “Che io abbia la vista!” È domanda di senso per la vita. Nel vangelo, infatti, il recupero della vista è sempre inteso come uno dei segni del regno di Dio, per accedere al quale è necessaria la luce della fede.

Un episodio, quello riferito nella pagina del vangelo, che contiene molti insegnamenti, il primo dei quali mi pare sia che, dando la vista al cieco, Gesù implicitamente afferma quello che in altra occasione ha detto esplicitamente, cioè che lui è la luce del mondo. In quell’occasione offre la luce naturale a quel cieco, ma sempre, a chi gliela chiede con fede e fiducia, dona la luce soprannaturale, la luce della verità assoluta, cioè la certezza che Dio ci vuole bene.

Vorrei però fermarmi su tre particolari presenti in questo episodio, che ritengo importanti per noi: la strada, il mantello, l’invocazione.

1- la strada. All’inizio della narrazione è detto che quel cieco sedeva lungo la strada; la conclusione è: prese a seguire Gesù lungo la strada. Non più in semplice attesa dell’elemosina, ma oramai impegnato sulla stessa strada di Gesù. Era la strada che da Gerico saliva a Gerusalemme, saliva al Calvario, culminava con la croce; la strada che Gesù proponeva allora e che propone anche oggi: chi vuol essere mio discepolo mi segua. Ho detto: strada che culminava con la croce, ma che sarà trasformata in gloria con la risurrezione.

Ebbene, per la strada della nostra vita è passato, passa il Signore. Non c’è strada umana che prima o poi non incroci il passaggio di Dio. Occorre saper cogliere questo passaggio: può essere una ispirazione interiore, può essere una occasione di gioia o di sofferenza, può essere uno stupore, un incontro… Importante è capire che Dio si serve di cose abituali per venirci incontro. Se comprendiamo che Gesù passa per la nostra strada, ci sentiremo impegnati a seguirlo.

2- il secondo particolare che richiamo è il mantello. Quando quel cieco si sente chiamare da Gesù, gettato via il mantello accorre a lui. Il mantello è tutto quello che aveva, gli serviva 100

 

da giaciglio e da coperta. Ma non esita a lasciarlo lì per andare da Gesù.

Per noi diventa un esempio, noi che forse siamo ancora seduti a lamentarci di chissà cosa, raggomitolati nel mantello della nostra pigrizia. Dobbiamo uscire da questa pigrizia spirituale, se davvero vogliamo essere cristiani.

3- il terzo particolare è l’invocazione: Gesù, abbi pietà di me. Questa invocazione esprime sia l’esperienza di non potercela fare da solo, sia la fiducia nella disponibilità di Gesù a guarirlo, come infatti avvenne.

L’invocazione di quel cieco noi la facciamo nostra: Signore, pietà! Cristo, pietà!

Anche sulle nostre labbra questa preghiera esprime la consapevolezza che siamo spiritualmente poveri e che da soli non possiamo uscire da questa povertà, ma anche la certezza che per la sua onnipotente benevolenza Dio ci aiuterà. La fede che Gesù si aspetta da noi è questa fiducia nella sua bo0ntà, si aspetta che noi crediamo davvero che egli ci vuole bene.

Ci crediamo davvero?

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