“Roma hai riunito popoli diversi in una sola patria”. A cantare queste parole nel De reditu su, fu un certo Claudio Rutilio Namaziano, per esaltare la grandezza dell’Urbe come unica patria di genti di ogni terra. Roma, d’altronde, aveva dovuto confrontarsi, nella complessità geopolitica di 2000 anni fa, con realtà etniche, culturali e politiche assai diverse tra loro. Un’accolita, dunque di identità e di alterità da integrare che l’Impero, a modo suo, aveva assimilato grazie agli strumenti giuridici di cui si era dotato nel tempo, ma possiamo identificare l’Impero Romano come un esempio vincente d’integrazione dei popoli? Se da una parte è vero che la cosiddetta “Pax Romana” era impositiva e di matrice militare, di fatto essa realizzò un’assimilazione dei barbari (“stranieri”) che si estese gradualmente, arrivando ad accettare che al trono imperiale salissero personaggi provenienti da quasi tutte le province dell’Impero.
Le classi dirigenti d’allora – etrusche, sannitiche, galliche
Sorry, the comment form is closed at this time.