Mettere in pratica la Parola. I comandamenti del Signore non rappresentano una prigione, sono invece vie di libertà e promessa di felicità. Sono la sua Parola, con cui ha siglato la sua alleanza con noi.
Commento di don Mario Albertini
“L’amore che hai dentro di te costituisce il valore della tua persona”. Questo è il breve ma centrato commento di sant’Agostino alle parole di Gesù. Il Signore, in risposta alle critiche che i farisei gli rivolgevano, li rimprovera di ipocrisia: voi – dice – riducete il culto a Dio a gesti esteriori, ma trascurate i suoi comandamenti; lo onorate con le labbra, non con il cuore.
Poi allarga il discorso, ed afferma che tutto prende significato, in bene o in male, dal cuore, cioè dalla intenzione interiore. E con parole dure ma efficaci dice che a insudiciare la vita non sono le circostanze esterne o le colpe degli altri, ma la cattiveria che uno si porta dentro. Questa è la verità che sant’Agostino sottolinea con la frase che ho citato all’inizio: “L’amore che hai dentro di te costituisce il valore della tua persona”. Se è amore al bene, se è amore che porta a fare del bene, è un conto; ma se nel cuore c’è cattiveria, o anche solo indifferenza, è un altro conto.
Dobbiamo chiederci: io, come sono dentro? benevolo o cattivo? sincero o faccio finta? puro di cuore o no? E quindi cosa ho da cambiare dentro di me?
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Nella seconda lettura di oggi troviamo l’indicazione di due modi che ci aiutano a rendere vero, sincero e coerente, il nostro culto a Dio.
In primo luogo occorre saper accogliere “con docilità” la Parola di Dio. Accogliere la Parola significa non soltanto ascoltarla ma anche metterla in pratica; allora sì essa sarà la strada della nostra salvezza. Perché, è detto nella prima lettura, osservare i comandamenti del Signore Dio è saggezza e intelligenza.
L’altro modo per rendere autentico culto a Dio è l’esercizio dell’amore fraterno, soprattutto verso quelli che più si trovano nell’afflizione, nelle difficoltà.
Questi due modi – ascolto della Parola e carità fraterna – ci vengono ripresentati di continuo, eppure abbiamo bisogno di sentircelo ripetere perché forse non li mettiamo sempre in pratica. E tuttavia la nostra incoerenza e le nostre stesse colpe non ci devono scoraggiare: c’è la grazia di Dio a sostenerci, c’è il suo amore. Nella prima lettura Mosè rincuora così il popolo eletto: “Quale altra nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?”. Dio è vicino a noi. Dio è in noi.
Con la fiducia nel suo aiuto, potremo presentarci a lui coltivando dentro di noi l’amore, quell’amore che costituisce il valore della nostra persona.
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