Una santità a portata di tutti
Firmata nella solennità di San Giuseppe e presentata il 9 aprile, la nuova esortazione apostolica di papa Francesco “Gaudete ed Exsultate”, risponde all’obiettivo pastorale di “far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità” (n. 2). Già il Concilio Vaticano II, nella “Lumen Gentium”, aveva parlato dell’universale chiamata alla santità nella Chiesa, ma quel sentire “l’odore delle pecore” – la pratica pastorale – è il retroterra che ha spinto il Papa a indicarne il cammino urgente per il mondo di oggi. Si tratta – scrive Papa Francesco – di “non avere paura della santità. Non ti toglierà, forze, vita e gioia” (GE 32) ma piuttosto è l’invito a passare da “una esistenza mediocre, annacquata e inconsistente” (GE, 1), ad un’esistenza capace di farsi “stimolare dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri del popolo di Dio… che diffondono la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità” (GE, 8). “La santità infatti è il volto più bello della Chiesa” (GE, 9).
Il desiderio del Papa è che queste “pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità” (GE 177). Ciò spiega la mancanza di grandi titoli sui giornali importanti, perché è un tema che non fa notizia, non solletica le esigenze di mercato. Il testo, in fondo, non propone nuove ricette, anzi, scrive il Papa, “ci possono essere molte teorie su cosa sia la santità, abbondanti spiegazioni e distinzioni. Tale riflessione potrebbe essere utile, ma nulla è più illuminante che ritornare alle parole di Gesù e raccogliere il suo modo di trasmettere la verità” (GE 63). Ecco dunque indicato il cammino. Ritornare alle parole di Gesù, quale via efficace per vivere la personale chiamata alla santità. Il documento andrebbe letto e meditato per intero, giacchè si presta poco alla sintesi. Anzi proprio il tratto meditativo del testo è invito a scoprire la santità quotidiana, tra le persone a noi vicine, non in modelli astratti, ma quella feriale del popolo di Dio: “Questa è tante volte la santità ‘della porta accanto’, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio o, per usare un’altra espressione, ‘la classe media della santità’ “ (GE 7). La santità è, in radice, sempre un dono di grazia (GE 52-55) e il custode della santità è il popolo di Dio: “Tutti i cristiani in quanto battezzati hanno uguale dignità davanti al Signore e sono accomunati dalla stessa vocazione che è quella alla santità” (Udienza generale 19-11-2014).
Esaminando da vicino la struttura dell’esortazione, si può dire che è un testo di facile lettura e ricco di immagini e suggestioni, composto da 177 paragrafi, distribuiti in cinque capitoli: la chiamata alla santità (cap. I); due sottili nemici della santità: gnosticismo e pelagianesimo (cap. II); alla luce del Maestro: commento alle beatitudini (cap. III); alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale (cap. IV); combattimento, vigilanza e discernimento (cap. V). Parlando dei pericoli della santità Papa Francesco, nel capitolo II, ne indica due che definisce “sottili nemici della santità”: lo gnosticismo e il pelagianesimo. Lo gnosticismo in sostanza afferma che basta la ragione a spiegare e comprendere tutto, eliminando la dimensione del mistero: “tipico degli gnostici credere che, con le loro spiegazioni, possono rendere perfettamente comprensibili tutta la fede e tutto il Vangelo” (GE 39). Il pelagianesimo, invece, afferma che per salvarsi basta far leva sul proprio impegno, la propria volontà, dimenticando che è Dio che salva. I pelagiani di oggi, scrive papa Francesco, “si impegnano nel seguire un’altra strada: quella della giustificazione mediante le proprie forze, quella dell’adorazione della volontà umana. (continua…..)
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