“Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?” La scelta della tipologia di documento per Gaudete et exsultate, un’esortazione apostolica anziché un’enciclica, indica che il Pontefice vuole “esortare” i fedeli su un tema, quello della santità.
Nel nuovo documento Papa Francesco riprende un tema a lui caro, che ha più volte affrontato nelle messe mattutine a Casa Santa Marta, nelle omelie di celebrazioni ufficiali o in altri testi. Quella che il Papa tratteggia è una visione “popolare” della santità, che non prende in considerazione i santi “già beatificati o canonizzati” né tantomeno ritiene che per essere santi sia”necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi”. Il santo che il Pontefice argentino ha in mente è “il santo della porta accanto”, spesso anonimo e nascosto.
Una vocazione universale, che si fonda nel battesimo e ognuno può realizzare “vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”: “Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione.
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali”.
Non, dunque, un supereroe, non una persona priva di errori e peccato.
La parola “felice“ o “beato” diventa sinonimo di “santo”, perché la persona fedele a Dio raggiunge, nel dono di sé, la vera felicità.
Il santo, scrive il Papa, è capace di senso dell’umorismo. Il santo è tale perché, molto semplicemente, segue l’insegnamento di Gesù in tema di beatitudini: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Un insegnamento che il Papa rivolge a tutti i cristiani: “Davanti alla forza di queste richieste di Gesù è mio dovere pregare i cristiani di accettarle e di accoglierle con sincera apertura, senza commenti, senza elucubrazioni e scuse che tolgano ad esse forza”. Da qui indicazioni anche molto pratiche che mostrano l’attualità della santità al giorno di oggi: capace di andare controcorrente rispetto alla violenza, anche quella verbale, su internet o sui mass media, controcorrente rispetto al “consumismo edonista”, capace di trattare un clochard incontrato di notte non come un “fagotto” o un fastidio ma una persona a cui restituire dignità. Capace di difendere il feto a rischio aborto ma anche la miseria, l’abbandono, l’esclusione, la tratta di persone, l’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, le nuove forme di schiavitù.
E, paragrafo a parte, i migranti, sebbene – rimarca il Papa con vis polemica – “alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi ‘seri’ della bioetica”. Una santità lontana, dunque, dall’errore “nocivo e ideologico” di “quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano. “Spero – scrive Francesco in conclusione del documento – che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità.
Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vic
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