Apr 072018
 

cero_pasquale_1Camminare insieme agli umili.

La Pasqua crea una comunità solidale e missionaria: gli Atti degli apostoli la delineano come una famiglia che ha un cuore solo ed un’anima sola. Questo è pos- sibile se, come Tommaso, ci lasciamo liberare da paure e barriere, per incontrare il Risorto nel volto dei più poveri.

Due le apparizioni del Signore risorto al gruppo dei discepoli: la sera stessa della risurrezione, e otto giorni dopo. E’ facile immaginare l’abbattimento da cui erano stati presi tutti i discepoli dopo gli avvenimenti del venerdì; abbattimento, tristezza, e anche paura. Si ritrovano insieme e per prudenza sprangano le porte. Ma Gesù non si lascia ostacolare da queste porte chiuse e si fa presente, e nell’animo dei suoi discepoli fa compiere due cambiamenti.

Il primo è indicato così: I discepoli erano chiusi nel cenacolo per timore, ma ecco che “gioirono al vedere il Signore”. Passano dal timore alla gioia. Questo passaggio Gesù lo vuole operare pure in noi. Una qualche paura accompagna anche noi nel rapporto di fede: è il timore di non essere pronti a incontrare Gesù, è il timore che il Signore ci chieda troppo.

Gesù tuttavia può infondere in noi la serenità. Dico serenità, anche se la parola più precisa è quella del vangelo: gioia. Solo che ho un po’ di riserbo nell’usare questo termine perché non ho il coraggio di pensare che sarò senz’altro capace di essere nella gioia quando mi colpirà la sofferenza o quando nella mia vita ci saranno grosse difficoltà. Ma serenità sì. Gesù me la può infondere perché, morto e risorto per noi, anche a noi egli porta il dono della pace.

Nella pagina del vangelo, tre volte egli dice “pace a voi!”: è un saluto, è un augurio, ma più ancora è un dono. Gesù ci mette in pace con Dio, mediante il suo perdono che continua ad essere applicato attraverso i tempi. E ci dà la capacità di essere in pace con gli altri nel perdono vicendevole, condizione per ottenere il perdono divino.

Nella messa, prima della comunione il sacerdote prega per la pace nella chiesa e nel mondo, e poi invita allo scambio di un segno fraterno di pace: con tale gesto affermiamo di accettare questo dono di Cristo risorto.

Il secondo cambiamento Gesù lo opera portando Tommaso dal dubbio alla fede: “Non essere più incredulo, ma credente!”.

Tommaso si dimostra incapace di accogliere con prontezza e senza riserve quanto accaduto, di accettare la risurrezione e credere l’incredibile. Però sotto la guida del Risorto avviene il difficile ma definitivo passaggio alla fede. “Non essere più incredulo, ma credente!”.

Noi facciamo parte di coloro dei quali Gesù ha detto: “Beati quelli che credono senza aver veduto”. Ma anche noi abbiamo bisogno di un continuo cambiamento: da una fede che sta alla superficie, la fede ‘della domenica’, a una fede ‘quotidiana’, profonda e coerente.

Due apparizioni del Risorto, nel vangelo di oggi, e due doni che egli porta anche a noi: la serenità interiore frutto del vivo rapporto con lui, e una fede forte.

 

Sorry, the comment form is closed at this time.