In varie occasioni abbiamo visto come il Vangelo di Marco presenti Gesù sempre a contatto con le proprie emozioni, sia quelle che prova in seguito al comportamento altrui, sia quelle che avverte nei momenti in cui è solo con se stesso. Non gli sfuggono nemmeno le emozioni che si scatenano attorno a lui; anzi, l’aspetto in cui il Gesù di Marco rivela una singolare capacità è proprio quello dell’empatia: perfettamente a contatto con le proprie emozioni, egli manifesta una profonda intuitività nei confronti di quelle degli altri.
Come scrive Claude Steiner, l’empatia “è una forma di intuizione delle emozioni. A volte, più che un’abilità sembra quasi una chiaroveggenza… Quando siamo empatici non stiamo a pensare e a rifletterci su, ma semplicemente sentiamo e vediamo le emozioni altrui”. Questo perchè “l’empatia si muove in un canale intuitivo – separato dagli altri cinque sensi – che raggiunge direttamente la nostra consapevolezza”.
Al tempo stesso, da molti passi del vangelo è emerso con chiarezza come Gesù sappia esprimere le proprie emozioni in modo produttivo. Quando esprime la propria affettività non è mai svalutante, nel senso che non si sovrappone mai all’altro sostituendosi in qualche modo a lui: cerca invece di responsabilizzare il suo interlocutore, valorizzando le sue energie e le sue capacità personali. Allo stesso modo, quando esprime rabbia, paura, tristezza o angoscia, tutte questo sue emozioni sono sempre funzionali alla positiva risoluzione dei problemi nel presente.
Queste tre capacità, la comprensione delle proprie emozioni, la percezione intuitiva di quelle altrui e il saper esprimere le proprie emozioni in modo produttivo, formano la “competenza emotiva”. In episodi come la risurrezione della figlia di Giairo, e la guarigione dell’ emorroissa Gesù ha dato ampia prova della sua competenza emotiva.
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