Nov 042017
 

donmarioalbertiniNon abbandonarci, Signore. L’atteggiamento fiducioso di chi si abbandona alla provvidenza misericordiosa del Signore contraddistingue la fede e la preghiera del cristiano. Tale fiducia non esclude la responsabilità dell’agire.

Commento di don Mario  Albertini

Le parole di condanna che Gesù pronuncia sui cosiddetti maestri del suo tempo, i quali “dicono e non fanno”, questa condanna riguarda anche me, prete, che per missione sono chiamato a insegnare? E’ una domanda che faccio sul serio a me stesso – perché sono consapevole che c’è una distanza tra quanto riconosco vero e che cerco di presentare agli altri, e quello che riesco a mettere in pratica. Confesso che mi tormenta accorgermi che talvolta sono portato ad insegnare più di quello che faccio. E penso che tutti gli educatori, e quindi anche i genitori, debbano farsi questa domanda: quello che insegniamo, lo mettiamo in pratica?

Ma deve darci serenità la consapevolezza che siamo anche noi discepoli, scolari di un Maestro divino.

Nella seconda parte della pagina del vangelo, il Signore fa delle esortazioni che costituiscono un vero programma di vita. Sono tre: sappiate che voi siete tutti fratelli; che uno solo è il Padre vostro, quello del cielo; e che uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.

Siete tutti fratelli: ricordiamo le parole di Gesù su cui abbiamo riflettuto domenica scorsa, cioè sul comandamento dell’amore a Dio e dell’amore al prossimo; non c’è niente da aggiungere, tanto da fare. Poi: c’è un unico Dio creatore, e noi siamo tutti alla pari davanti a lui e siamo in rapporto di eguale dignità tra di noi.

Il dato fondante è che Dio è Padre; Gesù ce ne ha rivelato l’infinito amore, e con la redenzione da lui compiuta ci ha resi partecipi del suo stesso rapporto di Figlio con il Padre nel mistero della Trinità. E quando poi aggiunge: che è il solo Padre, e quindi non chiamate nessun altro ‘padre’, non intende negare la grandezza della paternità e maternità umane, paternità e maternità di chi dà la vita, e di chi comunica valori morali in un compito formativo – ma insegna che esse sono subordinate alla paternità di Dio, da cui ricevono forza, e sono ordinate a fare e formare dei figli di Dio. Ogni paternità e maternità umane devono essere trasparenza della paternità divina.

Infine: c’è un unico Maestro. Anche in questo caso Gesù non intende negare l’importante compito di chi è chiamato a istruire – ma dice che anche questi maestri per formare alla vita ed essere guide sulla strada del bene e dell’amore devono attingere all’insegnamento che viene dal Cristo. E da parte nostra stiamo attenti a non considerare maestri quelli che imboniscono mente e sentimenti di cose vuote e spesso false. E ce ne sono tanti, di questi pseudo-maestri.

Dunque: fratelli tra di noi, figli di Dio, discepoli di Gesù Cristo: questo è il programma che il vangelo ci propone oggi. La grazia di Dio ci aiuti a metterlo in pratica.

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