Ott 282017
 

marcello-candia“IO SONO UN SEMPLICE BATTEZZATO”

Un uomo del nostro tempo che si è donato tutto a Gesù e ai poveri dell’Amazzonia e che trasmetteva  la sua gioia di vivere anche quando era ammalato e provato in tanti modi. Il dottor Marcello Candia, un ricco industriale milanese che ha speso tutti  suoi soldi e tutta la sua vita
per i poveri, i lebbrosi, gli ammalati poveri, gli “indios”, i “caboclos”. Marcello Candia si presentava così: “La mia vocazione è quella di un semplice battezzato, da Dio ho ricevuto molto e debbo dare molto, anzi cerco di dare tutto. Il mio carisma è quello di dare. Più posso dare agli altri e più sono contento perché è meglio dare che ricevere. Sono aiutato da molti e posso dare molto, ma chi mi aiuta di più è chi prega per me. Ognuno ha i suoi carismi. Io sono ricco e debbo farmi perdonare da Dio donando tutto prima di morire, non dopo”.

<<Quando cammino per strada ripeto sempre: “Signore dammi la fede”>>, confidò una volta ad uno dei suoi amici il servo di Dio Marcello Candia. E di strada, quell’industriale con il Vangelo sempre custodito nella tasca interna del doppiopetto blu da commenda, ne ha fatta davvero tanta: un viaggio splendido e densissimo, iniziato tra gli ultimi della sua Milano e terminato tra i malati e i lebbrosi dell’Amazzonia equatoriale brasiliana. Sempre con il rosario tra le dita e le preghiere imparate da bambino a fior di labbra.

“Io sono un laico, ma anche un consacrato – rispondeva sorridendo – il battesimo mi ha trasformato, la cresima mi ha impegnato a diventare un testimone di Cristo, non ho bisogno d’altro “. Sin dai primi anni ’50 gli amici avevano iniziato a chiamarlo scherzosamente “il dottor Macapà”, per via di quello “strano pallino” di voler partire missionario fra gli ultimi dell’Amazzonia brasiliana.

Qui (nell’ospedale di Macapà) il Signore ci aiuta sempre in maniera meravigliosa e sempre inaspettata, ma forse per farmi capire che sono di “dura cervice”, siamo stati provati e spesso sommersi di nuove difficoltà. E per sopravvivere non ci resta che la Fede semplice e salda, direi come fanno i nostri bambini della pediatria, quando piangono rumorosamente si aggrappano ed abbracciano le infermiere, le suore ed il medico quasi per non perdere l’istinto di vivere. Questa scena la vedo tante volte al giorno e quasi mi è di insegnamento, come al di là di ogni difficoltà, amarezza e fallimento umano, per colpa nostra o degli altri poco importa, c’è sempre e solo Gesù Cristo con la sua certezza di verità e di amore.

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