Francesco ascolta in silenzio, commosso. Poi si alza e stringe in un abbraccio i tre testimoni che hanno appena parlato. Sono don Zvonimir Matijević, fra Jozo Puškarić e suor Ljubica Sekerija. Siamo a Sarajevo e i tre hanno appena raccontato al Papa le sofferenze di cui sono stati vittime durante la guerra fratricida degli anni Novanta. Don Zvonimir e frate Jozo, francescano, sono stati perseguitati da miliziani serbi cristiani, suor Ljubica da miliziani musulmani, ma nessuno di loro ha parole di vendetta. “Una volta – dice fra Jozo – ho desiderato morire per porre fine alla mia agonia. Mi è stato talmente difficile resistere che ho pregato la guardia di uccidermi. Ma sono particolarmente grato al Signore, perché non ho mai provato odio per i miei aguzzini. Li ho perdonati”. Don Zvonimir racconta di essere sopravvissuto anche grazie all’aiuto di una donna musulmana di nome Fatima, che gli portava di nascosto del cibo. E suor Ljubica narra di quando uno degli aguzzini, anzichè percuoterla, le portò un frutto. La guerra nei Balcani è stata anche questo, forse soprattutto questo.
Papa Francesco dopo le tre testimonianze non se la sente di leggere il discorso preparato. Ecco allora l’abbraccio prolungato. Ed ecco la risposta che sgorga dal cuore: “Avete vissuto una storia di crudeltà, ma voi fate sempre il contrario della crudeltà! Abbiate atteggiamenti di tenerezza, di fratellanza, di perdono, e portate la croce di Gesù. La santa madre Chiesa vi vuole così: piccoli, piccoli martiri, piccoli testimoni della croce di Gesù”. E poi un altro invito: non strumentalizzare mai le persecuzioni dei cristiani per fini ideologici. Sono molte le occasioni in cui Francesco, lasciati da parte i testi ufficiali, si fa coinvolgere in incontri meno formali. Inoltre ci sono alcune interviste rilasciate da Bergoglio nella quali, rispondendo col cuore senza aver visto le domande in precedenza, apre squarci che ci permettono di capire la sua personalità. “Le posso dire la verità? Dormo come un tronco!”. Francesco risponde così alla giornalista della radio portoghese “Renascença”, Aura Miguel, che gli chiede se c’è qualcosa che gli toglie il sonno e poi, alla domanda su come immagina l’eternità: “Quando ero più giovane la immaginavo più noiosa. Ora penso che sia un mistero di incontro. E’ così inimmaginabile! Però deve essere molto bello, molto felice, incontrarsi con il Signore!”. In un’altra intervista concessa a Marcelo Figueroa, dell’argentina “FM Milenium 106.7”, il Papa, parlando dell’amicizia, confessa che talvolta si sente usato, perché c’è chi si fa passare per un suo amico allo scopo di ottenere vantaggi: e’ un atteggiamento che lo rattrista, perché per lui, spiega, l’amicizia è sacra. Francesco disponibile, aperto, contento dell’opera che sta svolgendo, sereno e in pace con se stesso. Ma sempre attento alle esigenze degli ultimi. Come dimostrano altre scelte eloquenti: ospitare nelle due parrocchie vaticane altrettante famiglie di profughi e aprire i giardini vaticani e la Cappella Sistina a 50 detenuti del carcere di Rebibbia. (A.M. Valli)
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