Lug 292017
 

donmarioalbertiniQuesta invocazione di vero credente trova compimento nelle parabole del vangelo: esse parlano di un «tesoro nascosto nel campo», di una «perla preziosa» che un mercante cerca di acquisire e di una «rete da pesca», in cui entrano pesci buoni e meno buoni. Il linguaggio delle parabole parla dunque di ricerca e di impegno, per giungere alla fine alla vera gioia che l’inattesa scoperta può generare. Gli aspetti essenziali di questa riscoperta del progetto di Dio sull’uomo vengono sintetizzati nella seconda lettura: la coerenza nel collaborare al piano di Dio, il procedere verso il suo fine, ossia la gloria di Dio in noi, la manifestazione definitiva della figliolanza divina di coloro che sono in Cristo.

Commento di don Mario Albertini

“Dimmi cosa devo fare per te, cosa devo darti”.  Se il Signore rivolgesse a noi questa proposta, come ha fatto con Salomone (nella prima lettura), noi cosa risponderemmo? Proviamo a pensarci: se Dio mi dice: chiedimi quello che ti sta più a cuore – cosa domanderei?

Forse chiederemmo tante cose, certamente buone, ma la saggezza sarebbe l’ultima cosa a venirci in mente.

Invece Salomone chiese proprio lo saggezza, cioè la capacità di distinguere quello che è giusto da quello che non lo è, la capacità di distinguere esattamente il bene dal male. In altre parole: chiese di sapere che cosa è davvero importante.

Saggio non è chi sa tante cose, saggio è chi ha capito che cosa è davvero importante, e cerca di comportarsi di conseguenza.

Anche Gesù, nella frase conclusiva della pagina del vangelo, suggerisce l’importanza della saggezza dicendo che occorre cavar fuori dal proprio tesoro “cose nuove e cose antiche”, – cioè saper affrontare la novità di ogni giorno (le cose nuove) con spirito sempre giovane, ma alla luce dei valori eterni che sono l’amore, la bontà, la rettitudine, la fede, il gusto di Dio.

Su questo insistono le due brevi parabole del bracciante che scopre un tesoro nel campo in cui sta lavorando, e del commerciante che in una bancarella riconosce una perla di grande valore.  Il contadino e il commerciante sono due persone molto diverse: si capisce che l’uno è povero e l’altro ricco. Ma si comportano tutti e due nello stesso modo: hanno avuto un colpo di fortuna (trovare un tesoro, riconoscere una perla di valore), e prendono tutti e due la stessa decisione: vendere tutto per poter acquistare quello che hanno scoperto, il campo con il tesoro, la perla. Lo fanno, perché ne riconoscono il valore, l’importanza.

Ebbene: il vero tesoro, dice Gesù, è il regno di Dio, cioè è incontrare lui, il Signore, conoscerlo, credergli, seguirlo. Incontrarlo è un colpo di fortuna, cioè è una grazia che ci è stata donata; ma seguirlo, è una decisione nostra.

E vale la pena, anche se può costare dei sacrifici. E’ detto nella parabola che il contadino prese quella decisione con gioia. Ed è così: c’è la rinuncia, la croce, ma la bellezza di essere vicini al Signore è più grande, e vale di più.

E allora ritorniamo alla domanda iniziale: cosa dobbiamo chiedere al Signore?

Se gli chiediamo la vera saggezza, che consiste nel conoscere, amare, seguire lui, certamente ce la darà. Ed è la cosa migliore che possiamo chiedere.

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