La liturgia della Parola propone un cammino educativo alla vera tolleranza come rispetto e lavoro paziente per far prevalere il bene. Nel vangelo la parabola della zizzania in mezzo al buon grano richiama l’attenzione al modo di agire di Dio: non la frenesia di un risultato immediato, ma il lavoro paziente di far prevalere il bene sul male attraverso un lento processo di crescita. Moderazione e pazienza sono al centro anche della prima lettura: Dio opera secondo una giustizia ispirata non alla forza, ma all’amore, insegnando così uno stile d’azione anche al credente. Dio mostra la sua forza non schiacciando le creature sotto pesi insopportabili, ma mediante la sua indulgenza. La seconda lettura assicura i credenti che lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi perché i nostri desideri siano secondo i disegni di Dio.
Commento di don Mario Albertini
E’ un piccolo dramma per un agricoltore accorgersi che l’erbaccia, la zizzania, ha invaso il campo dove aveva seminato del buon grano. Gesù nella prima delle tre parabole prende questo piccolo dramma come simbolo del grande dramma, dentro il quale siamo anche noi: il dramma della storia umana, dove nello stesso tempo sono presenti il bene e il male.
Lo constatiamo di continuo: le guerre e il terrorismo, i delitti pure nelle nostre città, ma anche tante ingiustizie, tanti abusi, tanto egoismo, tanto spreco che offende la povertà di molti… Il male, la cattiveria sono così evidenti, che quasi non ci accorgiamo che c’è anche la bontà, il bene; e talvolta ci vien da dire: Ma perché Dio non interviene a mettere un po’ di ordine, perché non punisce i malvagi e non aiuta di più i buoni?
Sostanzialmente è quello che dicono al loro padrone i contadini della parabola, ansiosi di fare un repulisti immediato. Ma il padrone risponde che no: verrà, ma non è questo, il tempo quando il grano sarà separato dall’erbaccia, e questa sarà bruciata.
Possiamo chiamarla la parabola dei tempi lunghi, che sono i tempi di Dio: E’ detto in un salmo che per Iddio mille anni sono come il giorno di ieri, che è già passato (sl 89). Dio ha tempi lunghi, e noi non possiamo pretendere che li accorci.
Possiamo chiamarla anche la parabola della pazienza di Dio, che non ha fretta di concludere ma al momento giusto interverrà. E poi la pazienza Dio la usa anche per noi. E’ detto molto bene nella prima lettura: Tu, o Dio, il tuo potere lo eserciti quando vuoi – ma proprio per questo ci hai reso pieni di una buona speranza, perché così ci concedi la possibilità di pentirci del male da noi fatto. La pazienza di Dio ci riempie di buona speranza…
Infatti Gesù con questa parabola vuole suscitare in noi la fiducia nell’unico che ha una visione completa e veritiera della storia, l’unico che sa e può intervenire con una giustizia compenetrata di misericordia, l’unico abilitato a distinguere tra buoni e cattivi: il Padre che è nei cieli.
Nello stesso tempo la parabola ci rende coscienti che ad agire nella storia umana c’è anche il nemico di Dio, Satana. Noi concludiamo la preghiera del Padre Nostro dicendo: liberaci dal Male. Ebbene, questa parola “male” indica sì ogni tipo di male, fisico morale e spirituale, ma indica anche il maligno, cioè il diavolo. Liberaci dal maligno, quindi aiutaci a superare le tentazioni, a vincere la cattiveria che c’è anche in noi.
Sì, la forza e la pazienza dell’amore di Dio ci sostenga sempre (dalla colletta).
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