La parola di Dio ci esorta ad affidare la nostra debolezza alla forza del suo Spirito che ci può sostenere in ogni difficoltà. Nella prima lettura una folla che cospira contro il profeta, facendo leva sulle sue debolezze, alimenta l’interrogativo che tormenta ogni credente: perché i giusti devono soffrire? La risposta sta in un invito a fidarsi di Dio. La lettura si chiude con una professione di fede e di speranza in lui. Nel vangelo Gesù esorta i discepoli a non avere paura. Ripete tre volte il «non temete», invitandoli ad abbandonarsi a Dio e a non sottrarsi all’annuncio del Vangelo davanti al mondo intero. Nella seconda lettura Paolo pone al centro Gesù come iniziatore di una nuova umanità, attraverso la ‘grazia’, ossia la presenza gratuita di Dio come risposta ai nostri interrogativi
Commento di don Mario Albertini
Perfino i capelli del tuo capo sono contati – se a noi viene da sorridere pensando alla nostra capigliatura più o meno folta – certo anche Gesù ha sorriso nel dire questo. Ma Gesù dice sempre cose importanti, anche quando le dice sorridendo. E in questa frase esprime questa cosa importante: niente è sconosciuto a Dio. E poi dice: cosa valgono i passeri? sono gli uccellini più diffusi, più numerosi, quanto valgono? Due per un soldo, cioè per pochissimo, quasi niente… E ancora sorridendo aggiunge: anche per loro, che valgono così poco, c’è una provvidenza. Ma anche qui ecco la cosa importante: tanto più c’è una provvidenza per te; anzi, come è detto nella prima lettura, ognuno può dire: il Signore è al mio fianco!
Da queste due cose importanti (niente è sconosciuto a Dio, ed egli è al nostro fianco) Gesù ricava due esortazioni:
la prima: non abbiate paura (lo ripete tre volte) – cioè affrontate la vita con serenità: se il Signore mi ama, ed è vero, se egli è al mio fianco, ed è vero, di cosa aver paura? Solo di non saper accogliere il suo amore e la sua protezione. Non la paura degli uomini e degli avvenimenti, ma la fiducia in Dio.
la seconda esortazione: non vergognatevi di me, non rinnegatemi, ma datemi testimonianza con la vostra vita. Rinnegare non vuol dire bestemmiare, o parlare male di lui, ma è rinnegamento dimenticarsi di lui e comportarsi come se non conoscessimo i suoi insegnamenti. Non rinnegarlo, cioè non vergognarsi di essere discepoli di Gesù, sentirci ed essere cristiani non solo in chiesa, ma in famiglia, nella società, nei luoghi di villeggiatura, eccetera. A proposito di villeggiatura, sappiamo bene che Dio non va in vacanza, e quindi non deve essere lasciato da parte in questo periodo.
Perché la grande verità su cui punta Gesù è che Dio ci è Padre e ci vuole bene. Nel salmo responsoriale, tra altre belle espressioni, è stata detta questa preghiera: Volgiti a me, o Dio, nella tua grande tenerezza. Proviamo a capire e a gustare nell’animo questa invocazione così semplice e così fiduciosa: Volgiti a me, o Dio, nella tua grande tenerezza, guarda a me, o Padre, tu che mi ami di un amore tenerissimo…
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