L’eucaristia della chiesa non è qualcosa di diverso dall’offerta che Gesù ha fatto di sé: è il dono della sua perenne presenza attraverso i segni della Parola e della sua vita offerta per noi. Questo mistero è l’origine della chiesa (essa stessa “corpo di Cristo”) e sua anima nel tempo.
Commento di don Mario Albertini
Gesù nell’istituire l’Eucaristia aveva detto: fate questo in memoria di me. Egli accettò la morte sulla croce per testimoniare e comunicare l’amore del Padre che è nei cieli. Ebbene, in obbedienza al mandato di Gesù. la Messa, la celebrazione eucaristica, è il segno e il memoriale di questo sacrificio accettato per amore. Questo aspetto la chiesa lo celebra solennemente il giovedì santo.
Oggi invece sono soprattutto altri tre aspetti che vogliamo celebrare: la presenza reale di Gesù – la comunione con lui – il pegno di vita eterna
La presenza reale è oggetto della nostra fede.
Gesù con un grande discorso nella sinagoga di Cafarnao, di cui la pagina ascoltata è una parte, pose i suoi ascoltatori e in particolare gli apostoli di fronte a un’affermazione straordinaria:
La mia carne è vero cibo, e il mio sangue vera bevanda – E fa la promessa: il pane che io darò è la mia carne…
Siamo agli inizi della sua vita pubblica, quando Gesù dice così; si giungerà alla sera del giovedì santo perché quell’affermazione e quella promessa diventano realtà: Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo … Bevetene tutti, perché questo è il calice del mio Sangue. Quindi quel pane e quel vino, per le parole di Gesù sono in realtà lui stesso.
Quindi Gesù ha voluto lasciarci un dono che non ha paragoni: se stesso come nostro cibo. “E’ la più grande di tutte le meraviglie operate da Cristo” – scrive s. Tommaso d’Aquino. E la comunione eucaristica è il momento dell’accoglienza di questo amore. Chi riceve quel pane riceve Gesù.
Possiamo chiedere: perché ha scelto proprio il pane?
Il Signore non si presenta come un lusso superfluo, ma offre se stesso sotto il segno dell’alimento più necessario, senza formalizzarsi per l’incomprensione dell’intelligenza. Mangiare il Cristo! Essere discepolo di Gesù vuol dire anche accettare di dipendere totalmente da lui da aver bisogno di nutrirsi di lui.
Quando mi accosto all’Eucaristia, e il ministro presentandomi l’ostia santa mi dice: “Il corpo di Cristo!”, io rispondo amen!, che significa ‘è così!’. Affermo in questo modo la mia fede nella presenza reale di Gesù che viene in me, ma lo ricevo anche come pegno per la vita eterna, vale a dire come anticipazione dell’unione con Cristo nel paradiso. “Pane vivo, che dà vita … pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli” abbiamo detto poco fa.
Oggi, festa solenne del Corpo e Sangue del Signore, rinnoviamo la nostra fede in Gesù che, presente nell’Eucaristia, si offre alla nostra comunione anticipando così l’incontro in paradiso.
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