Alla destra di Dio. “Ascensione” e “elevazione” sono, nel linguaggio della fede, parole con cui si esprime l’identità di Gesù: egli appare ora come il volto di Dio, in lui possiamo riconoscere il Signore che ci salva.
Commento di don Mario Albertini
Sono molto sbrigativi, gli angeli. I discepoli sono imbambolati a guardare per aria, quando si sentono dire: dovevate aspettarvelo, lui ve l’aveva detto che sarebbe salito al cielo, quindi non perdete tempo, andate a mettere in pratica quello che vi ha insegnato e comandato. Svegliatevi, andate.
L’ascensione di Gesù è oggetto della nostra fede; lo affermeremo tra poco dicendo :”Credo in Gesù Cristo, che è salito al cielo, siede alla destra del Padre” – e sappiamo che la Messa è sempre “il memoriale di Gesù morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo”. Quello che chiamiamo “mistero pasquale” comprende morte, risurrezione e ascensione di Gesù. L’ascensione è l’evento che completa la risurrezione.
Dire che Gesù è salito al cielo è affermare che egli è entrato nella gloria celeste anche con la sua umanità. Ma che significato ha per noi?
L’essere in cielo non impedisce al Signore di essere con noi quaggiù. Le ultime sue parole suonano così: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”.
Sì, Gesù è con noi. Era con noi quando operava guarigioni,quando insegnava in parabole, quando è morto sulla croce e quando è risorto – ma anche dopo l’ascensione ha continuato a essere con noi.
La sua ascensione al cielo dunque ha segnato , sì, un distacco dagli uomini, ma per dare inizio a una sua presenza diversa, non più visibile e tangibile; misteriosa, ma pur sempre reale.
E’ bello essere convinti che Gesù sta mantenendo anche ora quanto ha promesso con le sue ultime parole.
Allora la festa dell’ascensione diventa anche la festa della nostra speranza, perché Gesù ci ha assicurato che dove è lui saremo pure noi.
Ma ha detto pure: “Andate e fate diventare mie discepole tutte le nazioni”. Il compito affidato non solo agli apostoli ma a tutta la chiesa è quello di trasmettere sempre e dovunque il messaggio di Gesù: noi vi cooperiamo se sappiamo vivere secondo i suoi insegnamenti nella concretezza della nostra vita.
Forse anche noi qualche volta siamo un po’ imbambolati come i discepoli quel mattino, quando per es. preghiamo senza tener conto che la preghiera deve rinviare proprio alla concretezza della vita, cioè all’essere giusti e buoni nei nostri rapporti con gli altri, in famiglia e fuori; ad essere impegnati nella nostra attività di lavoro o di studio, mettendoli a servizio della comunità umana. E’ per noi l’esortazione degli angeli: non guardate per aria, ma state con i piedi per terra; Gesù ritornerà, ma adesso datevi da fare secondo le sue parole.
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