Apr 222017
 

tomba2Nei racconti della passione, morte e risurrezione di Gesù, gli evangelisti Marco e Matteo ci parlano in maniera esplicita dal sepolcro aperto. La fede non può assolutamente prescindere dai fatti pasquali, perché la Pasqua è il centro e il fulcro irrinunciabile della nostra fede.

Giuseppe di Arimatea. Questo personaggio entra in scena in modo quasi improvviso, nonostante nel contesto degli eventi pasquali svolga un ruolo importante.

Ecco la notizia offertaci da Marco: “Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro” (Mc 15,43-46).

Questo personaggio gioca un ruolo importante nel racconto della Pasqua. Egli, infatti, finisce col diventare un testimone del fatto che il luogo dove è stato posto il corpo di Gesù era un sepolcro vero e proprio, con tutte le necessarie garanzie di sicurezza. Infatti, se il sepolcro era scavato nella roccia non vi era via di accesso se non dalla porta. E’ chiaro dunque che gli evangelisti escludono l’ipotesi del trafugamento del corpo di Gesù, come si legge in Matteo (27,62-66 e 28,11-15).

Lo depose nella sua tomba nuova. Con alcuni ritocchi personali, anche l’evangelista Matteo rende la stessa testimonianza: “Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia” (Mt 27,57-60). Anche in questo racconto è bene mettere in rilievo qualche dettaglio. Anzitutto che la tomba era “sua”, cioè di Giuseppe: se l’era fatta scavare nella roccia, ovviamente in vista della sepoltura del proprio corpo. Inoltre quella tomba era “nuova”, cioè non utilizzata per altra defunti. Tutti questi particolari rivelano l’animo generoso e pio di questo personaggio.

Non dovremmo sottovalutare neppure il coraggio con il quale Giuseppe andò da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Veramente Giovanni (19,38) dice che era discepolo “di nascosto per timore dei Giudei”, ma potremmo interpretarlo come un atto di prudenza per non esporsi alla malaugurata ipotesi di lasciare il corpo di Gesù alla mercé di tutti i passanti.

Fece rotolare una gran pietra sulla porta del sepolcro. “Rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò” (Mt 27,60).

Giuseppe s allontana dal sepolcro quando ritiene di aver fatto tutto quello che era in suo potere fare; e certamente, come risulta dalla testimonianza di tutti gli evangelisti, lo ha fatto per fede e per amore verso Gesù, che aveva imparato a conoscere.

Tutti i dettagli di questa frase sono da soppesare attentamente. Anzitutto la porta del sepolcro che, come abbiamo accennato, è oggetto di speciale attenzione dell’evangelista. Poi la pietra grande, la cui mole ne rendeva estremamente difficile la rimozione. Infine c’è il verbo “far rotolare”, che fa capire come i Giudei usavano allestire la tomba per i loro cari.

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