Feb 252017
 

donmarioalbertiniIl vangelo ci presenta l’immagine di Dio come Padre provvidente: egli si prende cura di noi, ci segue amorevolmente, ci rende liberi da ansie e preoccupazioni angoscianti. Così, l’affidarsi a lui è la strada per non sentirci come orfani abbandonati a noi stessi, bensì come figli amati e protetti. La prima lettura prepara l’annuncio del vangelo: essa ci fa ascoltare il lamento di Sion, che teme di essere dimenticata dal Signore, ma al tempo stesso la dichiarazione rassicurante di Dio alla città amata. L’idea centrale è questa: la fedeltà di Dio è il cardine della storia di salvezza di Dio con l’umanità. Nella seconda lettura Paolo richiama i cristiani alla fedeltà a Cristo, come base per una corretta comprensione dell’evangelizzazione e del ministero all’interno della comunità. Le indicazioni dell’apostolo possono essere un valido aiuto anche per l’esperienza ecclesiale d’oggi.

Molto bella e commovente la prima breve lettura: Dio afferma di avere un cuore di madre, anche più fedele del cuore di una madre, perché può succedere che qualche donna abbandoni, dimentichi il figlio – mentre questo non avviene per Iddio, che ama sempre, nonostante tutto. D’altra parte, è lui il creatore dei nostri cuori. “Io non ti dimenticherò mai”, dice. E lo dice a ognuno di noi. Ripeto: è bello e commovente.

Forti della certezza che Dio ci vuole bene, accogliamo quello che ci dice Gesù nella pagina del vangelo. Parla della provvidenza, cioè dell’attenzione, della sollecitu- dine, quasi della preoccupazione che Dio ha per tutte le creature (indica gli uccelli del cielo e i fiori dei campi), ma in modo speciale per noi. Se provvede così agli uccelli e ai fiori, lui che è il Padre vostro che è nei cieli “non farà assai più per voi?”.

E allora la nostra risposta sarà quella di un’assoluta fiducia. Certamente dipende anche da noi, e molto, procurarci tutto quello che è necessario alla nostra esistenza, ma c’è un atteggiamento interiore da coltivare sempre: la cosa più importante è “il regno di Dio e la sua giustizia”. Questo significa che la cosa più importanti non è il denaro, ma il nostro rapporto con Dio. Dobbiamo esserne convinti. Nella preghiera iniziale abbiamo chiesto che “in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall’avidità e dall’egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del regno” di Dio.  Sì, essere distaccato da tutto quello che può separarci dall’amore materno di Dio.

Ma dalla pagina del vangelo possiamo imparare anche un’altra cosa, che sembra marginale, ma ha la sua importanza. Gesù, per farci capire cos’è la provvidenza divina, ci esorta così: “Guardate gli uccelli del cielo … Osservate come crescono i gigli dei campi…”. Ci insegna così a saper guardare al creato, a tutte le creature, non solo in termini di utilità, ma anche per scoprire e capire la presenza e l’azione di Dio. Ricordate il Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi? Ecco, Laudato si’, mi’ Signore, con tutte le tue creature. Non è soltanto una poesia, è una preghiera di lode e di ringraziamento per tutti i doni del Creatore.

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