Introduzione
Il vangelo riassume la proposta di Gesù in una serie di ‘antitesi’: non si tratta però di creare un contrasto tra Legge e Vangelo o persino di metterli tra loro in contraddizione. Gesù parla di compimento, di pienezza: si tratta di cogliere quella “giustizia più alta” che per Gesù è la vera anima della ‘alleanza’ tra Dio e l’umanità. Già nella prima lettura veniamo condotti verso questo orientamento: il messaggio del testo sapienziale proposto parla di un’adesione non puramente esteriore e formale, ma responsabile, alla parola di Dio. Tale responsabilità chiama in causa la libertà del singolo, che deve operare scelte consapevoli tra il bene e il male. Nella seconda lettura Paolo continua la riflessione sul tema della sapienza di Dio a cui i credenti devono guardare per orientare la propria esistenza. Con le divisioni all’interno della comunità cristiana essi si rendono incapaci di comprendere la sapienza divina a noi ora rivelata in Gesù.
Commento di don Mario Albertini
E’ un brano molto complesso e abbastanza fuori della nostra mentalità, quello del vangelo letto oggi. Per capirlo un po’ meglio, richiamo l’attenzione sulla prima lettura, che è presa da un libro dell’AT intitolato ‘il Siracide’ perché scritto da uno che si presenta come ‘figlio di Sirac’, da cui ‘Siracide’; il libro contiene delle profonde considerazioni sulla sapienza e sulla sua importanza nella vita. Sapienza che non vuol dire scienza, ma capire e gustare la vita nei suoi veri valori.
Nella pagina letta l’autore in modo sbrigativo dice: il Signore ha posto davanti a te la vita e la morte: spetta a te scegliere. Cioè Dio ti ha creato libero: stendi la mano là dove tu vuoi, ma ricordati: la vita sta nella legge del Signore, quindi “se vuoi, osserverai i comandamenti”.
Importante quel ‘se vuoi’, che non vuol dire ‘sei autorizzato anche a non osservarli, ma sei capace di accoglierli o di rifiutarli, di scegliere la fedeltà o la ribellione. La libertà infatti non consiste nel permesso di scegliere il male, ma nella capacità di scegliere tra il bene e il male.
Possiamo dire che la libertà si identifica con la persona, ciascuno di noi è quello che decide di fare: uno è buono, è grande, è saggio se decide per le cose grandi, buone, giuste; ma è meschino, vile, falso se decide per le cose insulse, false, quelle che non costano fatica.
E’ stato detto, con frase espressiva: l’uomo è condannato a essere libero (Sartre). In realtà noi dobbiamo scegliere, e dover scegliere è la nostra grandezza ma anche la nostra fatica: quanta incertezza talvolta prima di decidere.
Ora, tu eserciti bene la libertà se tra vita e morte, tra il bene e il male, scegli la vita, scegli di obbedire alla Parola di Dio. Questo insegna la prima lettura: l’obbedienza a Dio come scelta di libertà.
E il vangelo ci aiuta a fare un passo in avanti: di che obbedienza si tratta? Non di quella che si ferma alla materialità del comandamento (e sono i vari esempi portati da Gesù), ma quella che ti mette davanti a Dio e ti fa dire di sì non alla norma ma a colui che l’ha data. Così che ormai la libertà si può definire: la capacità di dire di sì a Dio, all’amore di Dio – è la libertà del figlio che comprende l’amore dei genitori e corrisponde obbedendo.
In sostanza Gesù dice: l’Antico Testamento ha un grande valore, esso non passerà, cioè ha un’autorità perenne, ma va interpretato e osservato in modo giusto, e io non sono venuto per cancellarlo ma per ‘dare compimento’, cioè per fargli raggiungere la pienezza, la perfezione, e questa consiste nella carità, nell’amore. Io vi insegno – dice sempre Gesù – una maniera nuova di osservare i comandamenti, ed è quella di viverli da figli. Che è una maniera molto esigente, ma che ha il sostegno di Dio.
Ci insegna – in altre parole – a correggere un probabile nostro atteggiamento interiore. Io non devo chiedermi: fino a che punto posso spingermi senza fare peccato? – ma devo chiedermi: cosa posso fare per rispondere all’amore di Dio, quell’amore che Gesù mi ha rivelato col dirmi che Dio mi è Padre?
Obbedienza a Dio – come scelta di libertà – con amore di figli. Ecco quello che Gesù domanda.
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