Dic 302016
 

papa_francesco_messa_natale_getty_00“E’ Natale, non soffrire più”, recita una nota canzone. Quanto sarebbe bello se bastasse canticchiarla, anche sottovoce o da stonati, per fare sì che fosse vero…. Il Natale non sempre è gioioso. Perché c’è chi è immerso in sofferenze e difficoltà di vario genere, e perché chi sta bene a volte non se ne accorge né si pone il problema. Non vogliamo fare i soliti discorsi moralistici, da “buonisti”: vogliamo, per una volta tanto, essere solo sinceri.

Io ho provato una cosa…. Non è detto debba valere per forza anche per voi, ma voglio dirvela. Semplicemente, ho scoperto quanto fosse capace un semplice biglietto, vergato con poco inchiostro, di rendermi tanto felice da commuovere, e come invece un assegno mi apparisse freddo tra le mani…. In quelle poche righe scritte da qualcuno, non c’era nulla che potesse aiutarmi a pagare le bollette, ma era come se ci fosse disegnato un intero mondo buono, come a dire: “Forse non pagherai le bollette questo mese, ma io ci sarò sempre e comunque”. L’assegno, semplicemente, mi diceva statuario: “Spendimi bene. Non farmi rubare. Mettimi al sicuro. Cosa farai di me? Quando mi incasserai? Dovrai andare in banca….”

I soldi non fanno la felicità, ma averne un po’ è essenziale nel mondo d’oggi, perché negarlo? Eppure, resta il fatto che una dimostrazione d’affetto è capace, non si sa bene come, di comprarne molta di più. “Anche la povertà è bella se condivisa”: Buddha la sapeva lunga.

Mi immagino meglio un po ‘ preoccupata di come arrivare a fine mese ma con una rete di persone intorno che so esserci. Sempre.

Immagino meglio un mondo più sobrio piuttosto che più ricco: non ha senso moltiplicare la ricchezza, trovo abbia più senso distribuirla in modo più appropriato. Ridimensionando il concetto stesso di “ricchezza”.

Fondamentale nella vita è avere il necessario, tutto il resto è vanità, come amava ripetere ai suoi ragazzi san Filippo Neri, citando a sua volta il Qoelet. E non che nelle vanità ci sia qualcosa di male in sé, ma sono cose di cui si può fare a meno: una volta capito questo, non ci viene chiesto di rinunciarvi per forza, è solo che capirlo è il primo  passo per togliercene qualcuna, e far sì che essa diventi, magari,  il “necessario” per qualcun altro: ciò che ci togliamo non sia un’inutile rinuncia in nome di un ascetismo senza senso, ma divenga piuttosto il pasto… o anche solo l’abbraccio per qualcun altro.

Allora, ecco, la ricchezza avrà iniziato ad essere ridistribuita e il Natale inizierà davvero a non far soffrire più. E, cosa più importante, esso inizierà a non essere più l’unico giorno o periodo di festa in cui pensare agli altri: alla fin fine è solo un “giorno”, come il tempo è meramente una convenzione umana. Possiamo divertirci a studiare i documenti più o meno storici per vedere se Gesù sia nato proprio il 25 dicembre, ma ha senso farlo?

Probabilmente era destino che noi non arrivassimo mai a saperlo con certezza, così da non poter abusare di quella scusa e, nell’indecisione e insicurezza, pur decidendo una data simbolica, continuassimo a chiederci: “E se Gesù fosse nato….oggi?”.

E’ Natale, non soffrite più! E’ tempo di revisionj, di cambi di rotta, di aggiustamenti! E’ tempo di cogliere l’occasione per non far soffrire più neanche gli altri. E chi? Tutti gli altri. Anzi, direi specialmente quelli che  a volte non riusciamo nemmeno a perdonare, quelli con cui ci è più difficile andare d’accordo. Altrimenti…..è troppo facile. No? Buon Natale!

di Maristella Leandrin

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