Il vangelo di oggi ci conduce a riflettere sull’esperienza della fede, alla quale siamo stati introdotti con il battesimo. La figura profetica di Giovanni Battista ci è modello: appare come uno che progredisce a tappe nella conoscenza di Gesù, scopre nella sua persona colui che ci può mostrare il volto di Dio e ricolmarci del suo Spirito, ossia della forza divina che può rialzarci dai nostri peccati. A tale esperienza di trasformazione della vita introduce anche la prima lettura, annunciando la missione del Servo di Dio, scelto come strumento per rivelare la sua gloria proprio nel liberare dalla servitù un popolo di superstiti dell’esilio. Nella seconda lettura Paolo ci parla di una pace donata e insieme di una chiamata di Dio, rivolta a tutta la comunità cristiana, perché sia disponibile all’annuncio del Vangelo e alla testimonianza a Gesù.
Per il nostro cammino verso il Natale, nelle letture delle Messe troviamo tre guide: il profeta Isaia con le sue visioni piene di speranza, Giovanni il Battista con le sue austere ammonizioni, e nelle prossime domeniche la stessa Madre di Gesù, la vergine Maria.
Quest’oggi il profeta Isaia ha la stupenda visione di un mondo in cui non ci saranno terrorismo e stupri e omicidi, e i governanti e i giudici non si lasceranno influenzare dai prepotenti o corrompere dai ricchi. Descrive quel mondo con l’immagine dell’accordo tra il lupo e l’agnello, tra il leopardo e il capretto…
E’ la visione di un mondo molto diverso dal nostro. La nostra epoca non realizza quella società giusta e tranquilla di cui parla il profeta, e anzi di fronte al disordine e alla corruzione di oggi talvolta ci vien da dire: peggio di così!..
Ma allora quello del profeta è solo un sogno? Sì, un sogno che secoli di storia non hanno ancora trasformato in realtà, eppure è un sogno che neppure secoli di guerre hanno ancora cancellato.
Un sogno che tocca a noi realizzare. Noi che crediamo in Gesù, il quale comunicandoci l’amore di Dio ci chiede, anzi ci comanda di vivere da fratelli, di attuare attorno a noi “la giustizia, la mitezza e la pace”. E lui, Gesù, ce ne ha resi capaci.
Come fare? La Parola di Dio ascoltata poco fa aiuta a trovare la prospettiva giusta, che è la conversione predicata da Giovanni il Battista. Cos’è la conversione? Un primo momento sta nel riconoscere sul serio che siamo peccatori, e nel metterci davanti a Dio sapendoci bisognosi del suo perdono. Sentire la necessità di una purificazione mediante la grazia di Dio che possiamo ricevere nei sacramenti. Per entrare con fiducia nella grotta di Betlemme occorre entrarci con cuore purificato.
Il Battista propone come motivo della conversione la minaccia del giudizio divino: “Già la scure è posta alla radice”, afferma. Gesù però ci dirà che ci sono altri motivi di conversione. Il motivo più valido non è la paura del castigo, che peraltro dobbiamo tener presente, ma è comprendere che Dio ci è Padre, e ci vuole bene di un amore che attende la nostra corrispondenza.,.
La conversione quindi è aprire il cuore all’amore di Dio. E’ andare verso il Signore impegnando intelligenza e volontà e attività per costruire un mondo in cui domini la bontà.
Si può obiettare: “Bisognerebbe che tutti facessero così, per avere quello che Isaia annunciava…”. E’ vero, ma intanto noi, ciascuno di noi, dobbiamo sentirci responsabili in prima persona, e cercare, nel nostro piccolo ma in verità, di essere giusti e rispettosi, in fraternità. Nella nostra famiglia, con i vicini, in tutti i nostri rapporti. Così facciamo diventare vera la visione del profeta. Proviamoci, in questa preparazione al Natale
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