In silenzio, a piedi, a capo chino. Così Francesco, entra nel campo di sterminio di Auschwitz, per i polacchi Oswiecim. Qui, dove nel 2006 il papa tedesco, Joseph Ratzinger, sotto il peso delle colpe del suo popolo, si pose quelle domande terribili (“Dov’era Dio in quei giorni? Perchè, Signore, hai taciuto? Perchè hai potuto tollerare tutto questo?”) Francesco sceglie invece la preghiera silenziosa. E in silenzio resterà per tutto il tempo della visita nei lager. Un silenzio assoluto, ma che ha parlato e si è fatto sentire. Perchè in certi casi soltanto la voce del silenzio esprime il rispetto dovuto a chi ha tanto sofferto, tutto l’orrore per la brutalità raggiunta dall’uomo, tutto l’amore che non vuole, non può, non deve lasciarsi vincere dal male. Il Papa rimane così seduto accanto a un albero, su una panchina di fronte alle baracche in cui erano stipati i prigionieri, con le mani giunte in grembo. Per spostarsi all’interno del campo usa una vetturetta elettrica. Si avvicina a un patibolo in ferro, dove venivano impiccati i prigionieri, e ne bacia uno dei pali. Incontra undici anziani sopravvissuti e scambia qualche parola con ognuno di loro. Gli consegnano un cero e con quello il Papa accende una fiamma. Appoggia una mano al muro del lager e anche in questo caso la sua preghiera è silenziosa. Ed ecco che il Papa entra nel Blocco numero undici, dove fu giustiziato Padre Massimiliano, dove il santo rimase due settimane senza cibo nè acqua prima di essere ucciso con un’iniezione di acido fenico. E ancora una volta sosta in silenzio per alcuni minuti. Nessun discorso nemmeno durante la visita a Birkenau, l’altro campo di sterminio, a pochi chilometri da Auschwitz. Francesco rende omaggio alle vittime, osserva le targhe commemorative in diverse lingue, depone una candela accesa, incontra venticinque giusti delle nazioni, persone che aiutarono gli ebrei mettendo a rischio la propria vita, e infine ascolta il rabbino capo di Polonia che canta in ebraico il De profundis. Le uniche parole di Francesco sono quelle che scrive, in spagnolo, sul libro d’onore del lager: “Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdono per tanta crudeltà!”. Soltanto nel pomeriggio, davanti ai ragazzi della Gmg riuniti a Cracovia, Francesco esprime a voce alta i pensieri tenuti nel cuore nei lager: “Dov’è Dio se nel mondo c’è il male?”. E’ una di quelle domande, ammette, per le quali non ci sono risposte umane. “Possiamo solo guardare a Gesù e domandare a Lui”. E la risposta di Gesù è che Dio è proprio nel sofferente, nel più emarginato e perseguitato.
(Aldo Maria Valli)
Sorry, the comment form is closed at this time.