Siamo rimasti incantati alla manifestazione del Family Day, a Roma, nel vedere e accarezzare un bimbo di soli otto giorni. Era appena uscito dall’ospedale, ma papà e mamma, di Reggio Calabria, erano fieri di farlo partecipare a una manifestazione di cui un giorno gli parleranno. Si sentiva che quella piccola creatura era il testimonial della speranza. Il simbolo del Family Day. Non tanto i politici, venuti forse per pubblicità; nè alcuni estremisti, che si fanno vanto di segni religiosi. La forza della manifestazione romana erano appunti le famiglie: vive, vere, con tanti bimbi. Come una famiglia di Campobasso, con otto figli e uno in grembo.
Per loro, esserci ha voluto significare che la famiglia è tutto. Che è la più grande risorsa sociale. Certo, va rispettata ogni altra forma di unione civile.
Perchè la libertà è il cuore della storia. Ma mai una libertà senza la verità. Perchè è la verità che ci fa liberi, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni. Sarebbe come avere un vascello di grande bellezza, con ampie vele che gli permettono di raccogliere il vento, energia vitale, ma senza il timone che lo porta là dove vuole arrivare. Così è la vita. Ha bisogno di vele ma anche di timone. Libertà e verità, oggi, sono il grande binomio educativo, che ci interpella. Per educare occorre, infatti, saper mettere insieme i due valori. In armonia. Questa è la sfida educativa, la grande valenza sociale per un parlamento che dovrà superare queste secche, davanti a una proposta di legge che chiede di essere attentamente esaminata. Nel massimo rispetto dei diritti individuali, ma anche nella custodia gelosa e attenta della bellezza dei grandi valori. La società, infatti, crescerà se saprà essere rispettosa dei due piani: quello soggettivo e quello oggettivo. Il primo richiede attenzione, delicatezza, capacità di guardare negli occhi il singolo. Sull’eco di quella pagina di Vangelo che proclama: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”.
In esso cogliamo la mancanza di giudizio e lo sguardo di misericordia di Gesù. Il secondo piano riecheggia lo stile di Gesù, che sa custodire intatta la bellezza dei valori, pur nel rispetto dei diritti. In Italia abbiamo grande bisogno di una “Chiesa inquieta, che esce, che sente l’odore delle pecore e delle piazze”, per usare le tenaci parole di papa Francesco.
Ricordare la bellezza dei valori come la famiglia secondo il dettame divino, non significa allora abbandonare chi non condivide questo valore inviolabile o esercitare un dominio di giudizio. Ma è impegno a difendere la specifica caratteristica della famiglia, il suo ruolo e il suo essere una comunità “naturale”. Anche la nostra Costituzione, all’articolo 29, riconosce che la famiglia è società naturale fondata sul matrimonio. E la famiglia scritta nella Costituzione, così come quella della bibbia, non è “un” modello, ma “il” modello. Sintesi perfetta di due identità diverse, uomo e donna. La meditazione sui testi biblici, perla della nostra preghiera personale e liturgica, ci sia di monito. Difendere la famiglia significa difendere i posti di lavoro, poiché si tratta di combattere allo stesso modo contro una libertà “capricciosa”. Non ci sono infatti una destra che difende la vita e una sinistra che difende il lavoro, ma c’è un unico grande popolo che lotta per il proprio futuro.
Padre Ermes Ronchi
Sorry, the comment form is closed at this time.