IL CHICCO DELLA MISERICORDIA
E’ pomeriggio inoltrato quando Francesco arriva in visita alla comunità “Il Chicco”, a Ciampino, poco fuori Roma. E’ venerdì 13 maggio, ma è, soprattutto, un altro “venerdì della misericordia”, come li chiama il Papa.
Dopo essere stato, nei mesi precedenti, a confortare malati gravi, anziani, profughi e giovani che stanno cercando di uscire dalla tossicodipendenza, questa volta il Pontefice ha scelto un’associazione che appartiene alla grande famiglia dell’Arche (l’Arca), fondata da Jean Vanier nel 1964, oggi presente con 135 comunità in più di 30 Paesi di tutto il mondo. Insieme all’associazione “Fede e luce” (1.600 comunità in 80 Paesi), l’Arca assiste persone disabili e a Ciampino, al “Chicco”, vivono 18 persone con gravi disabilità mentali. Accompagnato dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, Francesco, è subito accolto in modo quanto meno informale da uno degli ospiti della comunità, che gli si getta al collo. Tutti sorridono, ma c’è anche commozione per questo gesto spontaneo. Francesco è arrivato a sorpresa e agli ospiti della comunità sembra di vivere un sogno. L’intuizione che sta alla base di queste case famiglia (una seconda struttura si trova a Bologna e una terza si aprirà a breve in Sardegna) è quella di accogliere le persone con grave disabilità per farle sentire protagoniste della loro vita. L’idea portante di questa realtà è l’elogio dell’imperfezione: far prendere coscienza che nessuno può essere discriminato per nessun tipo di disabilità e che, anzi, questi fratelli più “piccoli” hanno molto da insegnare a tutti, perchè proprio la frequentazione di queste case permette di scoprire quanto le persone cosiddette “handicappate” siano ricche di sensibilità e capaci di profondo affetto e ricerca di amicizia. A Francesco bastano pochi istanti per rendersene conto: è già circondato da amici che gli si fanno incontro, lo baciano e gli manifestano la loro gioia. “Papa Francesco – dice uno degli animatori della comunità – ha voluto dare un’ulteriore testimonianza contro quella che lui chiama la cultura dello scarto. Non si può essere privati di amore, gioia e dignità solo perchè portatori di una disabilità. Nessuno può permettersi di discriminare in forza di preconcetti che emarginano e rinchiudono nella solitudine tante persone e famiglie”. Francesco si siede a tavola e fa merenda (ha portato frutta e pastarelle) con gli ospiti e i volontari. Ascolta i racconti dei presenti e condivide un momento di gioia familiare. Non c’è bisogno di grandi discorsi: il gesto conta infinitamente di più. Il Papa poi si reca nel laboratorio artigianale e alla fine, tenendo tutti per mano, recita una preghiera nella piccola cappella. E’ la semplice cronaca di un semplice pomeriggio speciale.
L’AMORE VIENE PRIMA
Nel logo ufficiale del Giubileo della Misericordia, il buon Pastore e l’Adamo portato sulle spalle come una pecora smarrita e ritrovata hanno i due volti così vicini che l’occhio destro del pastore e l’occhio sinistro di Adamo si fondono e diventano un solo occhio. La misericordia ti conduce a guardare il mondo con lo stesso sguardo di Cristo, con i suoi occhi buoni.
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