Settimana 23 luglio – 31 luglio 2016
SABATO 23: S. Messa prefestiva ore 19.00. DOMENICA 24 – XVII^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – SS Messe 08.30 – 09.30 – 10.30 – LUNEDI’ 25 San Giacomo Apostolo: S. Messa, ore 19.00 – MARTEDÌ’ 26: S. Messa, ore 07.30 (S. Fermo) – MERCOLEDI’ 27: S. Messa ore 07.30 (S. Antonio)– GIOVEDÌ’ 28: S. Messa ore 07.30 (Chiesa) – VENERDI’ 29: S. Messa ore 17.00 (Grotta) . – SABATO 30: S. Messa prefestiva: ore 19.00. DOMENICA XVIII^ del Tempo Ordinario – SS Messe 08.30 – 09.30 – 10.30
AVVISI SETTIMANALI
Lunedì 25 – Festa di San Giacomo Apostolo. Ore 19,00 santa Messa presieduta dal Vescovo. Invitiamo tutta la comunità ad essere presente alla S. Messa e al semplice rinfresco che seguirà |
LASCIAMOLI GIOCARE
Continuiamo la riflessione sui nostri Bambini.
Nel libro “Lasciateli giocare” Peter Gray, psicologo e biologo al Boston College che studia da anni gli indici di creatività dei ragazzini americani, ne ha constato il progressivo precipitare nella banalità. Tra il 1985 e il 2008 la risposte date al Test di Torrance, applicato nelle scuole americane, hanno fatto scendere l’85 % dei ragazzi intervistati sotto la media dei loro predecessori: non sono più capaci di fornire tante risposte, né di darne di non scontate, né di trarre spunto da elementi diversi.
In altre parole, non sono più in grado di avere un’elaborazione creativa. Come conseguenza, diventeranno più difficilmente imprenditori, inventori, presidi di college, scrittori, dottori, diplomatici o sviluppatori di software.
“Nel giro dei primi quattro anni di vita circa, i bambini assorbono e sviluppano un’incredibile quantità di informazioni e abilità senza alcun bisogno di istruzioni – scrive Gray -. Imparano a camminare, correre, saltare e arrampicarsi. Imparano a comprendere e parlare la lingua della cultura in cui sono nati, e grazie a questa lingua imparano a esprimere la propria volontà, a discutere, divertire, infastidire, fare amicizia e porre domande. Acquisiscono un cumulo sbalorditivo di conoscenze sul mondo fisico e sociale che li circonda. Alla guida di un simile processo c’è tutta una serie di doti congenite: l’istinto, le pulsioni, la giocosità e la curiosità. La natura non spegne questo enorme desiderio e capacità di apprendimento quando i bambini compiono cinque o sei anni. Siamo noi a spegnerlo, con il nostro sistema scolastico coercitivo”.
E prosegue: “Il forte impulso dei bambini a giocare e a esplorare ha una funzione pedagogica basilare non solo nelle culture di caccia e raccolta, ma anche nella nostra”.
Nel libro Children at play. An american history, pubblicato nel 2007, Howard Chudacoff definisce la prima metà del novecento “l’epoca d’oro” dei giochi infantili. All’inizio del secolo il lavoro minorile era diminuito, quindi i bambini avevano più tempo libero. Poco a poco, a partire dagli anni Sessanta, gli adulti li hanno privati di quella libertà aumentando il tempo dedicato allo studio ma, soprattutto, riducendo il tempo in cui possono giocare da soli, anche quando non sono a scuola e non devono fare i compiti. Gli sport organizzati dagli adulti hanno cominciato a sostituire quelli improvvisati e le attività extrascolastiche hanno preso il posto degli hobby. Inoltre, le paure degli adulti hanno spinto sempre più genitori a proibire ai figli di uscire da soli a giocare con gli altri ragazzi. I motivi che hanno determinato questi cambiamenti sono diversi ma, sottolinea Gray, “nei decenni, il loro effetto è stato una continua e drastica riduzione delle opportunità dei bambini di esplorare e giocare a modo loro”.
Hillary Clinton, parlando della sua infanzia, ha detto: “Eravamo così indipendenti, ci lasciavano una libertà enorme. Ma è impensabile concederne altrettanta a un bambino di oggi. Ed è una grande perdita per la società”. Quando giocano, infatti, i bambini decidono e risolvono i problemi da soli: negli ambienti controllati dagli adulti sono deboli e vulnerabili: nel gioco sono forti e potenti. Il mondo dei giochi, continua Gray, è “la palestra per imparare a diventare adulti”.
L’invito è allora, in casa, in giardino, in vacanza, a non vigilare troppo da vicino né indurli a partecipare (sempre) a sport rigidamente organizzati.
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