Apr 052025
 

HA SCRITTO SULLA SABBIA

 Don MARIO ALBERTINI

 Non sappiamo se abbia scritto qualcosa in altre occasioni,  ma quella volta Gesù ha scritto sulla sabbia. Bastava una  folata di vento, o passarci sopra la mano, e le parole scritte  sarebbero scomparse. Rimane in noi la curiosità: cosa avrà scritto? 

 Gesù aveva appena detto agli accusatori di quella donna:  “chi è senza peccato scagli per primo la pietra”. Gli risponde  il silenzio. Silenzio, perché tutte quelle persone sono  costrette a guardare dentro di sé, e allora prendono coscienza  dei propri peccati. E se ne vanno senza dire una parola,  mentre lui scrive ancora sulla polvere. 

 Viene da dedurre che scrivesse nomi e peccati dei presenti,  ma non lo sappiamo. Sappiamo solo che non ha steso un  foglio di denunce, ma ha scritto parole che potevano essere  subito cancellate. 

 Era pietà per tutti i presenti, per gli accusatori oltre che per  la donna? Sì. 

 Perché questo è il succo dell’episodio: Gesù è presentato  nell’atteggiamento che spiega tutta la sua vita: quello della  misericordia e del perdono. La sua missione è quella di  rivelare e riversare su di noi l’amore di Dio, e con il suo  modo di comportarsi nei confronti della donna accusata e  anche nei confronti del gruppo degli accusatori rivela il  mistero di Dio misericordioso, dimostra la “dolce pietà di  Dio” (Bernanos). Quella dolce pietà che ha avuto il padre  accogliendo il figlio che tornava, nella parabola proposta  domenica scorsa.  E noi, come entriamo in questa vicenda? 

 All’inizio della scena evangelica c’è molta gente; al  termine ci sono soltanto Gesù e la donna perdonata. Noi dovremmo sentirci come quella donna: anzitutto stare  davanti al Signore con la nostra realtà di peccatori, e poi  stare con lui nella certezza del perdono e del suo aiuto. 

 Nella seconda lettura, san Paolo dice di se stesso: sono  “dimentico del passato e proteso verso il futuro”. E nella  prima lettura c’è questa esortazione di Dio: “Non ricordate  più le cose passate, non pensate più alle cose antiche; infatti  io faccio una cosa nuova”. Siamo esortati anche noi a dimenticare il passato negativo,  ad essere protesi verso un futuro di bontà, sapendo che ogni  giorno Dio compie qualcosa di nuovo e di bello in noi e per  noi. 

 E’ a noi che il Signore vuole dire: “Io non ti condanno, va’  e d’ora in poi non peccare più”. E il suo perdono fa nuova la  persona, perché non è soltanto un cancellare il male  compiuto, ma è anche il dono di una capacità nuova ad  operare il bene. Dicendoci: “non peccare più” dona  possibilità nuove, crea per noi un futuro nuovo. Il  sacramento della confessione e della riconciliazione è  questo. Io penso che anche i nostri peccati Dio li scrive sulla  sabbia, perché vuole far presto a cancellarli. Vi passa sopra  la sua mano quando il nostro pentimento accoglie la sua  bontà, quando il nostro cuore si apre alla sua “dolce pietà”

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