Apr 052025
 

preghiera in forma di dialogo

don Mario Albertini

Il Signore: Quando ti sei esaminato sulla carità fraterna, perché non hai preso in considerazione il dovere del perdono?

Io: Perché sono un superficiale, e forse per il timore di affrontare le mie zone d’ombra. Istintivamente collego il concetto del perdono (dato o rifiutato) ad azioni gravemente offensive, e dal momento che offese gravi non ne ricevo (e non ricordo di averne mai ricevute), mi sembra superfluo esaminarmi su questo dovere.

Ma ora che mi ci fai pensare, vedo che l’occasione di perdonare non è rara. Piccole offese, volontarie o no, qualche screzio, divergenze espresse in modo brusco… sono cose che più o meno succedono ogni giorno.

Purtroppo la mia reazione è quasi sempre di insofferenza, talvolta manifestata, altre volte tenuta dentro. Ma arrivo al perdono? Dovrei saperlo dare almeno per essere coerente con la richiesta che spesso ripeto: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. E’ inconcepibile che io pretenda di vivere del tuo perdono, senza perdonare al prossimo. E poi più difficile, almeno per me, è – quando uno si è sentito offeso da mie parole o da miei modi di fare – chiedergli che mi perdoni. Più difficile, e so bene perché: ne va del mio orgoglio, e senza umiltà non è possibile la carità.

Sì, quello sul perdono è un bell’esame di coscienza da non tralasciare!

Signore Dio mio, sotto i tuoi occhi ho fatto di me stesso oggetto di indagine, e così si è manifestata la mia debolezza. Abbi pietà, e guariscimi. Che io ti cerchi, Signore, invocandoti; che io t’invochi credendo in te. (sant’Agostino)

Sorry, the comment form is closed at this time.