Dic 222024
 

Il Natale, cioè la natività di nostro Signore Gesù Cristo, è un atto di libera obbedienza, e quindi di amore, che ha origine nel mistero di Dio e si compie nella storia umana

Il Natale, cioè la natività di nostro Signore Gesù Cristo, è un atto di libera obbedienza, e quindi di amore, che ha origine nel mistero di Dio e si compie nella storia umana. E’ quello che ci dice la seconda lettura di questa domenica, nella quale è indicato, attraverso un dialogo nel mistero trinitario, il motivo dell’incarnazione. Il Figlio dice: gli uomini hanno dimenticato e rifiutato, con i loro peccati, l’amore di Dio; manda me a rivelare e comunicare il tuo amore, o Padre.

Per questa offerta, la cui attuazione inizia con la nascita umana del Figlio di Dio e raggiunge la sua pienezza con la pasqua di morte e risurrezione, l’umanità è salvata, noi siamo salvati, anche noi siamo accolti da Dio come figli. Allora celebrare il santo Natale significa adorare questo misterioso fatto che avviene nell’eternità e nel tempo, e con gioia accostarci al Figlio di Dio che ci è presentato bambino nelle braccia della Madre. E chi meglio di Maria può aiutarci in una preparazione immediata al santo Natale? Da poco abbiamo celebrato la festa dell’Immacolata Concezione, quando abbiamo letto come pagina evangelica il racconto dell’annunciazione; il vangelo di oggi è in continuità: avendo saputo che la sua parente Elisabetta aspettava finalmente un figlio, Maria accorre per assisterla. E’ bello l’incontro tra le due donne, che misteriosamente diventa l’incontro tra i due bambini che esse portano in grembo. La liturgia così ci suggerisce di avvicinarci al Natale come Maria, che si prepara a vivere la sua eccezionale maternità. Ma di preciso: come? Nel suo saluto Elisabetta, dopo avere esaltato la maternità di Maria (“benedetto il frutto del tuo grembo”) pronuncia questo elogio: “Beata colei che ha creduto”, che ha accolto come vere le parole dell’angelo e su di esse ormai fonda la sua vita. In realtà la cosa più importante e più grande in Maria è la fede, che lei vive in due modi: dice di sì al Signore, e porta in dono agli altri quanto ha ricevuto, cioè il mistero di Dio che si fa uomo in lei. Comunica così anche la gioia: “Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo”. Ebbene, lo stesso elogio Gesù lo ha fatto a noi quando ha detto, nelle sue apparizioni agli apostoli: “Beati coloro che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29). Ma per meritarci questo elogio la fede si deve esprimere anche in noi, come in Maria, nei suoi due aspetti: dire di sì al Signore, cioè permettergli di fare in noi la sua volontà che è volontà di salvezza; e portare in dono agli altri la bontà e la gioia, perché tutti riconoscano l’amore di Dio.Ci sono tanti modi di celebrare il Natale. C’è il Natale delle spese, dei regali e del panettone: se è solo questo, non ha niente a che fare con la nascita di Gesù. C’è il Natale del presepio, e del sentirsi più buoni, magari  nostalgici dell’innocenza dell’infanzia: ma se dura soltanto finché il presepio rimane, è ben poca cosa. Il Natale vero consiste nel rinnovato incontro Gesù Cristo; nella riaffermazione della fede in lui, nella disposizione ad ascoltarne la parola, accoglierne l’amicizia e testimoniare tutto questo con la vita.

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