Nov 232024
 

CHI SI SENTE

LONTANO

DALLA CHIESA

Sono usciti in questi giorni i risultati di un’indagine statistica da parte del Censis per conto della Conferenza episcopale italiana, anticipati nei giorni scorsi su queste pagine. Il 71% degli italiani, secondo questa ricerca, dichiara di sentirsi cattolico; sembra una notizia rassicurante sul futuro delle comunità cristiane nel nostro Paese.

Leggendo alcuni commenti, pare di intuirvi sotto quasi un sospiro di sollievo, di chi si vede confermato nel suo desiderio di non dover assistere alla fine della Chiesa e del cattolicesimo nel nostro paese. Ma è questo oggi l’atteggiamento giusto? Possiamo rallegrarci di questo dato senza tener conto di altri elementi? Ad esempio, che ricerche diacroniche hanno registrato negli ultimi dieci anni una presa di distanza progressiva e accelerata? O del fatto che, se si considera la fascia di età più giovane,  quella tra i 18 e 22 anni, la percentuale di allontanamento dalla Chiesa supera quella delle altre fasce di età giovanile?

La posizione di molti adulti assomiglia a quella di Benedetto Croce che, senza essere credente, affermava che “non possiamo non dirci cristiani”.                  

E aveva ragione, perché i valori che secoli di cristianesimo hanno impresso  alla cultura in cui viviamo hanno plasmato la società. Ma questo non significa che il loro sentirsi cattolici implichi andare a Messa la domenica, o ispirare i propri comportamenti morali al magistero della Chiesa. Anche i giovani intervistati nel corso della recente indagine dell’osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e che si sono allontanati dalla Chiesa, dai suoi insegnamenti e della pratica religiosa, dicono che ciò che ha contribuito a formare la loro personalità sono le esperienze di socialità, di aggregazione e di gioco che hanno fatto da ragazzi all’oratorio. Si tratta di asepetti tutti importanti e significativi. Tuttavia credo che si debba guardare altrove per capire dov’è, se c’è, la fede degli italiani, riconoscendo che il futuro del cristianesimo e della testimonianza cristiana non dipendono da una religione di appartenenza, ma da una fede di convinzione, radicata  nella coscienza personale. Sarebbe bello che l’osservazione della realtà dicesse che la Messa della domenica torna a riempire le chiese, che i seminari tornano ad affollarsi di giovani, che nelle parrocchie vi è un numero di catechisti e di educatori che corrisponde alle necessità della comunità. Ma la realtà non è questa.

Dei dati del Censis occorre leggere anche quelli più scomodi, anche quelli che generano inquietudine e preoccupazione: il 45,1% di quelli che, pur non dichiarandosi lontani, affermano che la Chiesa è troppo antica; il 60,8% che dice che la Chiesa dovrebbe adattarsi alle mutate condizioni del mondo contemporaneo; o il 43,6% (il 46,5 delle donne) che ritiene che la Chiesa cattolica italiana sia un’istituzione maschilista… E perché non aggiungere anche che l’allontanamento delle giovani donne negli ultimissimi anni ha avuto un incremento molto superiore a quello dei coetanei maschi? Perché non ricordare che la presa di distanza dalla Chiesa non significa allontanamento da una fede cercata spesso nell’inquietudine di domande portate in solitudine? L’emorragia di allontanamenti che ha visto un incremento negli ultimi anni va guardata con realismo, e con il senso dell’urgenza: per il suo rinnovamento, la Chiesa italiana non ha davanti a sé molto tempo, ma quello comunque sufficiente per andare alla ricerca di ciò che emerge di vivo, talvolta nelle pieghe nascoste di posizioni spesso implicite e quasi invisibili, e che chiede di essere visto e riconosciuto nella sua novità. Come la ricerca del Censis ha messo in luce c’è oggi una nuova domanda di spiritualità alla quale guardare non con la diffidenza di chi cerca in essa i segnali dell’individualismo diffuso ma piuttosto quelli della ricerca di una fede interiore. Niente di così nuovo: Sant’Agostino quindici secoli fa scriveva che Dio è più intimo a noi di noi stessi e che la verità va cercata rientrando in sé stessi. E perché non discernere, negli allontanamenti, una provocazione al rinnovamento, all’autenticità, ad un ritorno all’essenzialità evangelica? Le persone di oggi, soprattutto quelle che si sono allontanate dalla Chiesa per  delusione e non per rifiuto, quelle che conservano in sé una nostalgia di ritorno spesso struggente, non sono in cerca di un partito dei cattolici ma di una prospettiva di vita in cui via sia posto  per la speranza.

 Da Avvenire di Paola Bignardi

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