Ago 232024
 

La parola d’alleanza, che dà la vita. Il discorso sul pane di vita si conclude con l’opposizione di alcuni e il richiamo di Gesù all’accoglienza delle sue parole. Carne, parole e fede: è così che si offre il compimento dell’evento dell’alleanza che, come avviene a Sichem, il Signore stringe con il suo popolo.

Due domande impegnative, che si ripropongono di  continuo lungo la storia, sono poste anche a noi dalla  parola di Dio ascoltata in questa Messa.  Una domanda l’abbiamo sentito nella prima lettura: vi  dispiace di servire il Signore? – allora “scegliete quali  altri dei volete adorare”.  E nel vangelo l’altra domanda: “volete andarvene anche  voi?” 

Può essere che diamo per scontato che non cerchiamo  altri dei, eppure siamo tentati da vari idoli, e forse ci  rivolgiamo a qualcuno di loro.  Idolo può essere il denaro, e se facciamo di tutto per  averne di più, o invidiamo chi ne ha di più, o ci  disperiamo perché non vinciamo al lotto – vuol dire che  almeno un poco lo anteponiamo a Dio.  Idolo può essere il sesso, e quando si inseguono  desideri disordinati, o si viene meno alla fedeltà, o si  ricercano spettacoli o letture scandalose, e magari ci si  eccita con l’alcol o la droga – vuol dire che di fatto non ci  interessa Dio. 

Idolo può essere il carrierismo, o la violenza, o il  divertimento ad ogni costo, o cose analoghe.  Ebbene: l’unico e vero Dio ci dice: se vi dispiace  servirmi, scegliete quale altro dio volete adorare.  E’ un appello a usare bene la nostra libertà. Lo stesso appello lo fa Gesù, in termini nuovi ma  sostanzialmente equivalenti.

Qui la scelta ha come  oggetto lui stesso: Gesù chiede ai pochi che gli erano  rimasti vicino, e lo chiede anche a noi, in maniera diretta:  voi credete alla mia parola, o “volete andarvene?”. L’occasione per questa domanda è il discorso sul pane  di vita, che – dice Gesù – è la sua stessa carne. Per molti,  anzi per tutti, quella di Gesù è una “parola dura”, difficile  da accettare: come si fa a mangiare la sua carne? – ma di  fronte al fatto di non venir compreso Gesù non torna  indietro, non attenua le sue parole, non dice: ho parlato  così, ma volevo dire un’altra cosa, si tratta solo di simboli  – no: e molti si tirano indietro, non lo vogliono più  seguire. E allora Gesù pone la domanda in termini  personali: volete andarvene pure voi?  La domanda, come ho detto, è rivolta anche a noi: si  tratta anche per noi di scegliere tra credere e seguire Gesù  o andarcene a cercare altrove. Pietro ha dato una risposta bellissima, che è certo quella  che pure noi vogliamo dare: ma da chi possiamo andare?  Dov’è che troviamo parole come le tue? Tu solo, Signore,  hai parole che danno la vita…

E’ Gesù che noi  cerchiamo, è lui che vogliamo ascoltare e seguire, sicuri  che lui è la verità e l’amore e la vera vita. Si, sentiamo rivolte a noi le domande: quella della  prima lettura: “vi dispiace servire il Signore?” – e quella  di Gesù: io non vi basto? “volete andarvene” da me?  La risposta è personale, è nella coscienza di ciascuno, e  non è data a parole ma nei fatti, in sincerità verso di lui e  verso noi stessi. Con una scelta non di abitudine e di  paura, ma di libertà consapevole e di impegno..

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