Lug 062024
 

La difficile accoglienza della Parola. Il Signore rivolge sempre la propria Parola al suo popolo; spesso però è proprio il popolo, corrotto dal peccato, a non essere capace di accoglierla. Sarà questa l’esperienza di Ezechiele così come la difficoltà che Gesù incontra nella sua stessa patria

Commento di DON MARIO ALBERTINI

A Nazareth Gesù aveva fatto il falegname nella  bottega di Giuseppe da cui aveva imparato il mestiere, e i  compaesani lo conoscevano come un bravo artigiano.  Quando un certo giorno egli si allontana dal paese, gli  altri pensano che sia stato chiamato a fare qualche lavoro  altrove. Ma giunge notizia che invece si è messo a  insegnare nei paesi dei dintorni, e sentono dire che  addirittura compie dei miracoli. 

Ed ecco che Gesù ritorna a casa, e il giorno di  sabato, entrato nella sinagoga come tutti i bravi israeliti, e  si mette a insegnare anche lì. I compaesani non si  rendono conto di come, da artigiano che era, adesso si sia  messo a fare il predicatore, il profeta. Sentendolo parlare  si accorgono e si stupiscono della sua sapienza, e tuttavia  invece di accogliere il suo insegnamento si scandalizzano  e lo rifiutano. Lo rifiutano non per le cose che dice, ma  semplicemente perché Gesù è rimasto quello che avevano  conosciuto da sempre, uno di loro. E non gli credono, non  sono capaci di fare il salto della fede, e si chiedono:  cos’ha di speciale per pretendere di insegnare a noi, lui  che è un falegname? Tanto più che a Nazareth non  compie miracoli. 

Come sempre, il vangelo ci propone di applicare a  noi, e allora chiediamoci se noi abbiamo lo stesso  atteggiamento degli abitanti di Nazareth quando non  accettiamo il modo di agire di Dio tra gli uomini, ad  esempio del fatto che non interviene con la sua  onnipotenza per punire i malvagi, per convincere  gli incerti, per cavarci fuori dalle nostre difficoltà..  Vorremmo anche noi essere testimoni di cose straordinarie, miracolose, e in questa maniera non  riconosciamo Dio là dove è, cioè nell’ordinario  quotidiano della vita. 

E non ci rendiamo conto che il miracolo più  grande sta nel fatto che Dio ci vuole bene nonostante  quello che siamo; straordinario è il perdono che ci offre,  la gioia che ci promette. 

I miracoli di cui leggiamo nel vangelo sono una  conferma per la nostra piccola fede, ma l’essenziale di  questa è l’aver incontrato Gesù, è avere fiducia in lui,  accettare la sua amicizia e le sue parole, dirgli con forza e  commozione: Mio Signore e mio Dio! 

Le ultime righe del brano dicono che Gesù si  meraviglia della incredulità dei suoi compaesani – e che  riprende a percorrere i villaggi dei dintorni, insegnando

La missione di Gesù continua: egli diffonde anche  oggi il suo insegnamento. Se ascoltiamo e mettiamo in  pratica le sue parole, gli diamo la gioia di meravigliarsi  non della nostra incredulità ma della nostra fede.

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