L’opera del Signore è generatrice vita. Il libro della Sapienza richiama la creazione a immagine di Dio, aperta alla vita eterna. È questa promessa di vita che si manifesta in maniera definitiva con Gesù, che sconfigge il male.
Commento di DON MARIO ALBERTINI
Gesù è stretto dalla gente: molti hanno sentito un uomo chiedergli di guarire la figlia dodicenne, molto grave, e lo accompagnano verso la casa dove abitava la ragazzina. Durante il tragitto avviene un fatto di cui pochi si accorgono: una donna, anche lei malata da molto tempo, riesce a toccargli appena appena le vesti. E Gesù tra i tanti che lo stringevano e spingevano riconosce che una persona, una sola persona, lo aveva toccato con fede – e le dice: sei salvata.
Vedo qui la questione vera: non basta avvicinarsi a Gesù – ma come ci si avvicina? Quella volta molti lo facevano per curiosità: avevano sentito che aveva già fatto dei miracoli, e sono curiosi di vedere se ne farà ora un altro. Altri si avvicinavano a lui con incredulità, e anche con derisione; gli dicono: è inutile che tu vada là, la ragazzina è già morta!
Ma alcuni gli erano vicini con fede: i discepoli anzitutto, e quella donna, e il padre della ragazza. E alla donna, che è già guarita dopo aver toccato il vestito di Gesù, questi dice: la tua fede ti ha salvata – e poi all’uomo: non temere, continua ad aver fede…
Se si vuole ottenere da Gesù la salvezza, è questo l’unico modo di essergli vicino: la fede.
Il vangelo poi ci racconta uno dei più grandi miracoli: non solo una guarigione, ma una risurrezione. Sono tre le resurrezioni compiute da Gesù – senza considerare la sua: questa bambina appena morta, un ragazzo che stavano già portando alla sepoltura, e l’amico Lazzaro che era morto da ben quattro giorni. Queste resurrezioni sono la dimostrazione che Gesù è il Signore della vita, e che anche per noi l’ultima parola non è la morte ma la vita, come ci ha ricordato anche la prima lettura.
Ma vorrei far notare come nel compiere questi miracoli Gesù sia stato spinto dalla fede di un familiare: qui è la fede del padre; per il ragazzo già nella bara è il dolore della madre, per l’amico Lazzaro è l’affetto delle sorelle Marta e Maria.
E’ la prova che gli affetti familiari hanno grande importanza agli occhi di Dio, quando questi affetti sono arricchiti dalla fede – perché la fede non è estranea alla nostra vita di relazione: fede – vita – affetti si compenetrano, sono tutti doni di Dio di cui essergli riconoscenti, e da vivere con pienezza.
Domenica scorsa Gesù ci chiedeva: non avete ancora fede? oggi ci sentiamo esortare: abbi fede! continua a credere!
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