Giu 292024
 

L’opera del Signore è generatrice vita. Il  libro della Sapienza richiama la creazione a immagine di Dio, aperta alla vita eterna. È questa promessa di vita che si manifesta in  maniera definitiva con Gesù, che sconfigge il male. 

Commento di DON MARIO ALBERTINI

Gesù è stretto dalla gente: molti hanno sentito un  uomo chiedergli di guarire la figlia dodicenne, molto  grave, e lo accompagnano verso la casa dove abitava la  ragazzina. Durante il tragitto avviene un fatto di cui pochi  si accorgono: una donna, anche lei malata da molto tempo, riesce a toccargli appena appena le vesti. E Gesù  tra i tanti che lo stringevano e spingevano riconosce che  una persona, una sola persona, lo aveva toccato con fede  – e le dice: sei salvata. 

Vedo qui la questione vera: non basta avvicinarsi a  Gesù – ma come ci si avvicina?  Quella volta molti lo facevano per curiosità: avevano  sentito che aveva già fatto dei miracoli, e sono curiosi di  vedere se ne farà ora un altro. Altri si avvicinavano a lui  con incredulità, e anche con derisione; gli dicono: è  inutile che tu vada là, la ragazzina è già morta! 

Ma alcuni gli erano vicini con fede: i discepoli  anzitutto, e quella donna, e il padre della ragazza. E alla  donna, che è già guarita dopo aver toccato il vestito di  Gesù, questi dice: la tua fede ti ha salvata – e poi  all’uomo: non temere, continua ad aver fede… 

 Se si vuole ottenere da Gesù la salvezza, è questo  l’unico modo di essergli vicino: la fede. 

Il vangelo poi ci racconta uno dei più grandi  miracoli: non solo una guarigione, ma una risurrezione.  Sono tre le resurrezioni compiute da Gesù – senza  considerare la sua: questa bambina appena morta, un  ragazzo che stavano già portando alla sepoltura, e l’amico  Lazzaro che era morto da ben quattro giorni. Queste resurrezioni sono la dimostrazione che Gesù è il  Signore della vita, e che anche per noi l’ultima parola non  è la morte ma la vita, come ci ha ricordato anche la prima  lettura. 

Ma vorrei far notare come nel compiere questi  miracoli Gesù sia stato spinto dalla fede di un familiare: qui è la fede del padre; per il ragazzo già nella bara è il  dolore della madre, per l’amico Lazzaro è l’affetto delle  sorelle Marta e Maria. 

 E’ la prova che gli affetti familiari hanno grande  importanza agli occhi di Dio, quando questi affetti sono  arricchiti dalla fede – perché la fede non è estranea alla  nostra vita di relazione: fede – vita – affetti si  compenetrano, sono tutti doni di Dio di cui essergli  riconoscenti, e da vivere con pienezza. 

Domenica scorsa Gesù ci chiedeva: non avete  ancora fede? oggi ci sentiamo esortare: abbi fede!  continua a credere!

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