Nei giorni scorsi ho riletto le pagine del vangelo che parlano della passione di Cristo, pagine che pongono davanti a noi la croce in tutta la sua realtà: Gesù di Nazaret deriso, disprezzato, crocifisso. E con comprensione nuova ho letto che una sera, come giovedì sera, anche lui, Gesù, fu preso dall’angoscia; che in quella notte fu tradito e abbandonato proprio dai suoi amici, e che poi, inchiodato alla croce, si sentì come abbandonato dal Padre: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
E oggi ho riletto che quello stesso Gesù è risorto, glorioso, e si è fatto vedere, e ha annunciato la pace e la gioia.
Ebbene, nel racconto della passione ho sentito che la vicenda di Gesù mi riguarda perché anch’io faccio parte del mondo ingiusto per il quale egli è morto, ma anche perché la sua è in qualche modo la vicenda mia e di ogni uomo quando si trova nella sofferenza, nelle difficoltà, nell’incomprensione, nella solitudine. Ma allora anche la risurrezione di Gesù è un fatto che mi riguarda.
Tuttavia l’affermazione che Cristo è risorto una qualche perplessità la suscita. Sono gli apostoli che lo attestano, ma erano credibili o non saranno stati dei visionari?
Ancora oggi la pasqua ci impone di scegliere tra il credere alla loro testimonianza e lo scetticismo dell’incredulità. Davanti alla tomba sigillata e custodita che all’improvviso si spalanca e non presenta un cadavere ma il Risorto, non c’è scampo: o si accetta o si nega; o si adora o si voltano le spalle. Perché se Cristo non è risorto, tutto il cristianesimo è pazzia, e non vale la pena dirsi cristiani. Ma se è risorto, la verità è qui, la verità della vita, intendo.
Se è risorto… Rifacciamoci a quel mattino di pasqua. Tutti lo cercavano, primi fra tutti i soldati che si accorsero di essere a guardia di un sepolcro vuoto, e poi Maria di Magdala e altre donne, Simone Pietro e Giovanni. Cercavano chi? Un morto.
Ma non lo trovano, non trovano il corpo del crocifisso – perché Gesù è un Vivo. E’ risorto. Il crocifisso è risorto.
L’annuncio di quell’incontro con il Risorto giunge a noi attraverso la parola e la testimonianza degli Apostoli, di quei poveri e timorosi pescatori che Gesù, risorgendo, ha trasformato in suoi coraggiosi e attivi annunciatori, che ripeteranno con forza e con gioia: “Noi siamo testimoni!”.
E io accetto la loro parola, accetto il vangelo che essi hanno predicato, lo accetto nella sua integrità, là dove mi dice della morte di Gesù e là dove mi dice della sua risurrezione.
E oggi anch’io cerco il Signore Gesù, ma non per trovare un personaggio di venti secoli or sono, uno che è stato grande ma ormai è morto, bensì per incontrare una persona viva. Lo cerco, sicuro di incontrarlo se la mia è una ricerca fatta con amore.
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