Messi alla prova, per crescere nella fede. I testi della liturgia ci raccontano di come sempre la nostra vita di fede sia segnata dal confronto tra il bene il male, tra il peccato che ci allontana da Dio e l’amore divino che rinnova la sua alleanza con noi. È così che inizia il cammino anche di Gesù, tentato nel deserto ma chiamato a compiere la venuta del Regno.
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L’evangelista Marco, da cui abbia letto il brano, è sempre molto sintetico, quasi sbrigativo. Per quanto riguarda questo episodio delle tentazioni di Gesù, gli altri due evangelisti sinottici, vale a dire Matteo e Luca, si soffermano ad esporre il contenuto delle tentazioni, e dicono come Gesù ha reagito.
Marco, come abbiamo sentito, scrive semplicemente che prima di iniziare la sua missione Gesù è sospinto (interessante questo verbo) è sospinto dallo Spirito in un luogo deserto, e lì vi trascorre il lungo periodo di 40 giorni nella preghiera e nel digiuno, e che alla fine fu tentato da Satana. Ma – ripeto – non si sofferma a dire quali tentazioni. La nostra attenzione quindi è attirata su quello che segue, cioè sulle prime parole della predicazione di Gesù, parole che rivolse ai contemporanei ma che continua a rivolgere anche a noi: “Convertitevi – e credete al vangelo”.
Ora, convertirsi e credere non sono due cose diverse. Convertirsi significa proprio voltarsi verso il vangelo, cioè verso la Parola di Dio, e credere. E che cos’è il vangelo? Il vangelo è la buona notizia portata da Gesù – che Dio ci vuole bene davvero, e che noi siamo capaci di dire di sì a questo amore. Ecco: convertirsi è dire di sì all’amore di Dio, al quale crediamo.
Ma non è detto che sia facile, occorre un particolare impegno, e Gesù in altra occasione ha proposto tre cose per questo cammino di conversione al suo amore, tre cose nelle quali impegnarsi soprattutto in questa quaresima.
La prima cosa è vivere di più la carità fraterna: che è sì aiutare il prossimo bisognoso, ma prima ancora è essere attenti e accoglienti con chi ci sta d’attorno, soprattutto in famiglia. Vivere e coltivare l’amore famigliare, ed estendere l’attenzione ai vicini, ai conoscenti, eliminare gelosie e rivalità, saper perdonare.
Poi: dare uno spazio di tempo alla preghiera e alla conoscenza della parola di Dio: proviamo a dedicate qualche minuto al giorno per leggere un pezzettino del vangelo o di un altro libro sacro, con il desiderio di capire cosa quel testo propone, e alla luce di quello che comprendiamo dialogare un po’ con Dio. Sapete parlare a Dio anche senza usare le solite preghiere? Provate a raccontargli la vostra vita come fareste con un amico.
In terzo luogo – essere capaci di qualche atto di mortificazione. Si parla del digiuno e dell’astinenza, ma si tratta anche di privarsi di qualche cosa proprio per il pensiero di unirci un po’ alla sofferenza di Cristo nella sua passione. Privarci non solo di qualche cosa di materiale, ma per esempio anche guardare un po’ di meno la televisione, fare un po’ di silenzio in casa. Cose da poco, ma proviamo a compierle… Può rientrare in questo ambito della mortificazione anche l’iniziativa della solidarietà suggerita dalle scatolette-salvadanaio.
Dicevo che sono tre proposte che Gesù stesso ci fa: amore fraterno soprattutto in famiglia, preghiera e mortificazione. Esse ci aiuteranno a credere in maniera concreta al buon annuncio che Gesù ci dà: l’annuncio dell’amore suo per noi, l’annuncio che Dio ci vuole bene..
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