Nei giorni, che seguono la festa della Natività di Gesù, la liturgia ci presenta le reazioni delle persone che si sono trovate di fronte a quel Bambino e ne hanno intravisto il mistero: Maria e Giuseppe primi fra tutti, poi i pastori, più tardi i Magi.
COMMENTO DI DON MARIO
Nei giorni, che seguono la festa della Natività di Gesù, la liturgia ci presenta le reazioni delle persone che si sono trovate di fronte a quel Bambino e ne hanno intravisto il mistero: Maria e Giuseppe primi fra tutti, poi i pastori, più tardi i Magi.
Oggi ad incontrare Gesù sono queste due anziane persone, Simeone ed Anna, che avevano vissuto in un’attesa sorretta dalla speranza, e il vangelo riferisce la loro gioia. Sono il simbolo dell’umanità intera, che aveva atteso (coscientemente o inconsciamente) la salvezza preparata per tutti i popoli, la luce che avrebbe illuminato le genti. Simeone ed Anna capiscono che la promessa fatta da Dio ad Abramo, di cui si parla nelle prime due letture della Messa, è ora mantenuta.
Ma accanto alla gioia espressa da Simeone, nella sua preghiera si introduce un’ombra: questo Bambino, dice, sarà sì per la salvezza di molti ma anche per la rovina di altri: sarà segno di contraddizione.
Che Gesù sia segno di contraddizione lo dimostra la storia: già all’inizio, i Magi lo adorano ma Erode vuole eliminarlo; più tardi, gli umili e i poveri lo seguono ma i presuntuosi e i potenti lo perseguitano; anche quand’è in croce, un malfattore lo invoca e un altro lo bestemmia. Così attraverso i secoli: ci saranno i martiri e i persecutori, chi s’inginocchia e chi volta le spalle…
Perché Gesù propone, non costringe; quello che lui si aspetta è l’omaggio della nostra libertà, cioè una risposta d’amore. Il Natale è proprio un invito a una nostra risposta libera, di amore. Ma se la libertà lo rifiuta, se ne assume le conseguenze per l’eternità..
La liturgia di oggi, propone la festa della Famiglia di Nazareth: l’ultima frase del brano evangelico apre uno spiraglio su di essa. Così viene naturale anche una riflessione sulle nostre famiglie.
“Per misterioso disegno di Dio, nella Famiglia di Nazareth è vissuto per molti anni il Figlio di Dio. E quella Famiglia, unica al mondo, che ha trascorso un’esistenza anonima e silenziosa in un piccolo borgo della Palestina; che è stata provata dalla povertà e dall’esilio: non mancherà di assistere le famiglie cristiane, anzi tutte le famiglie del mondo, nella fedeltà ai loro doveri quotidiani, nel sopportare le ansie e le tribolazioni della vita, nella generosa apertura verso le necessità degli altri”, nella fiducia in Dio (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio).
E soprattutto, dalla Famiglia di Nazareth giunge importante il richiamo all’amore e alla fedeltà. Il vero amore, quell’amore che è il contrario dell’egoismo e che si esprime nella dedizione, lo si vive in famiglia.
In tutto questo, la santa Famiglia di Nazareth sia di esempio e di protezione per le nostre famiglie.
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