Con Maria e Giuseppe, e assieme ai pastori, anch’io lo adoro. Insieme lo adoriamo.
COMMENTO DI don MARIO ALBERTINI
Subito prima di questo brano del vangelo, è detto come ai pastori era apparsa una schiera di angeli che nel canto dava gloria a Dio nel più alto dei cieli e augurava pace in terra agli uomini che sono amati da Dio. Nel riascoltare per l’ennesima volta questo racconto, non è riecheggiato niente dentro di voi? Non vi è sembrato, almeno per un attimo, di essere lì con i pastori, e sentire gli angeli augurare “pace” a voi? Non avete provato, almeno per un attimo, il desiderio di recarvi con i pastori a vedere e adorare quel piccolo, nato dalla vergine Maria, il “piccolo di Dio” (coma lo chiama un poeta, M. Jacob) collocato su una manciata di fieno?
Domande, queste mie, che non puntano sul sentimentalismo, ma vorrebbero essere una provocazione per un rinnovato atto di fede nel mistero: Dio si è fatto uomo, ed è quel bambino, è Gesù. E noi siamo favoriti, rispetto ai pastori, perché sappiamo quello che Gesù sarà, dirà, compirà, soffrirà.
Noi non siamo in quella grotta – però siamo qui perché crediamo alla verità e alla grandezza di amore significato da quella nascita.
O no? siamo qui forse soltanto perché si tratta di una simpatica tradizione? Se fosse così, vi ripeterei con sant’Agostino: “Svégliati! per te Dio si è fatto uomo” – per te, per me, per ciascuno di noi, per tutta l’umanità. La cosa peggiore sarebbe restare indifferenti. Mi rendo conto che sto balbettando. Ogni parola umana, tanto più la mia, è inadeguata; vorrei saper trovare il modo giusto per raggiungere la vostra intelligenza e il vostro cuore – ma se chiudete gli occhi, e domandate con semplicità e sincerità a quel bambino: fàmmi capire il significato di amore che è la tua nascita – lui sì vi toccherà intelligenza e cuore.
Perché Gesù è venuto per tutti: – per coloro che credono e per coloro che non credono; nessuno è fuori dalla sua offerta di salvezza e di amore. Anche se non lo vuoi, ti è vicino; anche se non lo ami, lui ti vuole bene.
Potrei fermarmi a considerare il dato storico che la nascita di quel bambino ha segnato la svolta decisiva della storia stessa: prima di Cristo, dopo Cristo. Ma ora questo, pur essendo importante, non mi interessa – mi interessa affermare nella fede che Gesù, vero uomo nato dalla vergine Maria, e al tempo stesso vero Dio – è il mio Signore, il nostro Signore.
Con Maria e Giuseppe, e assieme ai pastori, anch’io lo adoro. Insieme lo adoriamo.
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