A ciascuno il suo. La questione del
tributo a Cesare ripropone la riflessione attorno all’autorità di Dio e quella del mondo. Il vivere storico-civile è chiamato a riconoscere il manifestarsi del disegno salvifico di Dio, che passa anche attraverso l’autorità e la legge che nascono dalla convivenza umana.
“Maestro, vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”. Non è il modo giusto di pregare, questo adoperato dagli apostoli Giovanni e Giacomo; davanti a Dio non possiamo accampare diritti, vantare meriti, rivendicare ricompense, ma l’atteggiamento giusto è quello di aprirsi a lui per “ricevere misericordia e trovare grazia” (seconda lettura).
La risposta del Signore è molto esigente, e va capita e accolta tenendo presente il fatto della sua passione e morte, che lui velatamente evoca con le parole “il calice che io bevo e il battesimo che io ricevo”, e di cui gli apostoli saranno partecipi con il loro martirio: “anche voi lo berrete, anche voi lo riceverete”.
Gesù parla del dovere di servire, ma lo fa proponendo se stesso come esempio: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire”. Nell’Antico Testamento il futuro Salvatore è indicato con l’espressione “il Servo del Signore” (prima lettura), che si fa servo dei fratelli; la sua vita è tutta per il Padre ed è tutta per il prossimo. Può così insegnare ai suoi discepoli lo stesso atteggiamento di servizio, cioè di dono a Dio e ai fratelli, l’esercizio pratico dell’amore di Dio e del prossimo.
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E’ in questa luce che possiamo capire anche la “giornata missionaria” che celebriamo in questa domenica. Nel mondo c’è un numero considerevole di persone che ancora non hanno sentito parlare di Gesù Cristo, non ne conoscono la vita e gli insegnamenti, non hanno sentito parlare dell’amore di Dio e della liberazione dal male che viene dal sacrificio di Gesù. Ora noi non possiamo restarcene tranquilli; le ultime parole del Signore: “Andate e predicate il vangelo a tutte le nazioni”, portate il battesimo del perdono a tutti, costituiscono un mandato che riguarda tutti nella chiesa, anche noi.
E se noi non possiamo attuarlo direttamente, possiamo però sostenere quelli che operano in maniera diretta alla diffusione della fede.. Pure con l’aiuto economico, perché parlare di missioni significa anche parlare di ospedali, di scuole, di opere di promozione umana, di chiese… E in questa giornata, raccogliere delle offerte durante la Messa a questo scopo ci fa capire che si tratta di offerte che hanno una finalità non solo materiale ma anzitutto spirituale.
Ma è soprattutto con la preghiera che dobbiamo accompagnare i missionari perché l’efficacia della predicazione dipende in primo luogo dalla grazia di Dio, e questa va invocata.
Che se poi conosciamo personalmente qualcuno dei missionari che in terre lontane operano con sacrificio e generosità ammirevoli, con quello spirito di servizio di cui parla Gesù nel vangelo di oggi, ebbene, diamogli anche sostegno morale interessandoci della sua attività, scrivendogli, facendogli sentire che non è solo e dimenticato.
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