L’Avvento riducendolo a semplice anticamera del Natale, soprattutto con iniziative catechistiche di tenore natalizio già all’inizio di questo tempo, significa svilirne la portata, perdere un’occasione preziosa per risvegliare nelle comunità il gusto dell’attesa della salvezza, sempre nuova rispetto ad ogni pretesa umana.
Un rapido sguardo al repertorio dei testi. Gli inni, le antifone, i responsori e le orazioni di queste settimane, radicati nei discorsi apocalittici di Gesù della tradizione sinottica, esprimono una sorta di insoddisfazione per la situazione presente che può essere risanata soltanto dalla venuta del Figlio di Dio: “Accogli, o Padre, le preghiere della tua Chiesa e soccorrici nelle fatiche e nelle prove della vita; la venuta del Cristo tuo Figlio ci liberi dal male antico che è in noi e ci conforti con la sua presenza”. C’è una situazione di fatica e di tribolazione, persino di vecchiezza contagiosa (contagiis vetustatis), che può essere superata soltanto da Colui che è sempre il Veniente, Colui che giunge a porre fine al vecchio per instaurare il nuovo fino a raccogliere il grano e a bruciare lo scarto con fuoco inestinguibile. E’ comprensibile, allora, come l’Avvento liturgico recepisca facilmente alcune istanze come l’attesa del nuovo, la necessità di vegliare e il desiderio insopprimibile della luce, che si attua concretamente nella testimonianza. Leggi tutto »