Una nuova mangiatoia a Betlemme per i bambini che nessuno vuole

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Dic 282019
 

papa-francesco655-620x350Caro direttore, chi legge penserà subito alla culla di legno e paglia che ha accolto il Bambino Gesù, ma la mangiatoia di Betlemme di cui le scrivo – la Crèche è il nome originale – in realtà è un luogo luminoso e accogliente  dove trovano casa i bambini palestinesi abbandonati, a volte picchiati, a volte persino violentati. Sono una quarantina attualmente, da 0 a 6 anni, qualcuno trovato davanti al portone, lasciato da mamme disperate (rischiano la morte se scoperte incinte senza marito), a volte da nonne che avrebbero dovuto custodire la verginità delle giovani mamme e quindi anch’esse a rischio della vita, qualcuno arriva dopo essere stato conteso dai cani randagi, spesso dalla polizia stessa. Assieme ad altrettanti piccoli musulmani che arrivano al mattino per frequentare l’asilo gratuito delle suore di San Vincenzo, possono beneficiare di percorsi pedagogici e terapeutici d’avanguardia, curati con amore dalle 70 persone (suore, bambinaie volontarie, pediatri, docenti di musica e arte) che dedicano l’intera giornata a loro. Le risa e il rumore dei piccoli passi accolgono il visitatore che decide di allargare la visita dal Bambino, scampato a Erode, la cui prima culla dista poche centinaia di metri dalla moderna mangiatoia, ai bambini vittime degli erode di oggi. E non si può non sentire tutto il peso della loro piccola vita, perchè, a differenza di tantissimi altri Paesi (ricordiamo l’ultimo visitato, il Nepal), qui i piccoli non saranno mai adottati e continueranno a vivere senza identità, anzi dovranno lasciare la casa che li ha accolti per passare ad un istituto governativo al compimento del settimo anno. L’adozione infatti come la concepiamo in Italia non è permessa nell’islam e neppure la registrazione della nascita se non da parte del padre del bambino. Le suore, che in cento anni di attività hanno tentato ogni strada per sciogliere questo nodo di sofferenza, concentrano tutto l’amore e la cura possibile in questi pochi anni e raccontano come i bambini stessi traggano la forza per continuare: “Il bambino stesso ci insegna a vivere il momento presente con intensità, è lui stesso una sorgente di zelo e perseveranza per noi a lottare per lui”. Dal 1884, dal 1985 con un ospedale, poco dopo con la Crèche, in risposta all’appello dell’allora vescovo di Betlemme e in seguito del governo palestinese, le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli sono al servizio dei più poveri della regione, vivendo solo di Provvidenza; suor Maria lo testimonia con ferma dolcezza.

Di A. Diegoli 

 

Natale del Signore – 25 dicembre 2019

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Dic 212019
 

Solennità del Natale del Signore: Venne fra la sua gente. Il paradosso del Natale è proprio questo: Dio vuole dimorare in mezzo agli uomini, ma gli uomini non lo accolgono. Sulla terra si riversano la bontà e la pace di Dio, ma gli uomini preferiscono spesso la cattiveria e la guerra.

Commento di don Mario Albertini 

PresepioNell’aria risuona ancora il canto degli angeli: gloria a Dio e pace agli uomini – e si percepisce il sussurrare dei pastori: andiamo a vedere – E anche noi sentiamo il tacito invito: entra in quella grotta e … e cosa?  No, non entrare, fèrmati, fèrmati sulla soglia e chiediti: cosa entro a fare? chi vado a vedere: un bel bambino come tanti altri e niente più? 

Rifletti allora sulla pagina del vangelo (Gv 1) – e prova a ripetere nella tua mente queste parole: “il Verbo si è fatto carne”. 

Non pretendere di cogliere tutta la profondità di questo che è un mistero, tuttavia puoi coglierne l’essenziale: il Verbo, che è il Figlio di Dio nel mistero della Trinità divina, al quale possiamo – dobbiamo – attribuire tutte le qualità di potenza e di sapienza, – ha assunto la natura umana con le sue debolezze e i suoi limiti.  Leggi tutto »

Papa Francesco in visita in Giappone

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Dic 142019
 

papa-francesco-731x1024IL PAPA CI SPINGE AVANTI VERSO IL TABU’ DELLA GUERRA  di  F Camon

Dal Memoriale di Hiroshima, che sorge esattamente sul punto dove esplose la prima bomba atomica americana, il Papa ha tenuto un discorso in cui dice che è “immorale” non solo l’uso, ma anche il possesso delle armi nucleari. Uno Stato è riprovevole e moralmente condannabile non solo se sgancia una bomba atomica, ma anche se ce l’ha negli arsenali. Le bombe atomiche sono una minaccia che grava sull’esistenza dell’umanità. Leggi tutto »

CREDO In Gesù Cristo, concepito di Spirito santo e nato da Maria Vergine – don Mario Albertini

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Dic 072019
 

downloadLa redenzione dell’umanità dal male è stato il grande progetto del Padre da tutta l’eternità, e la sua grande invenzione di amore per compiere quel progetto è stato l’invio del Figlio tra gli uomini. E tutta l’esistenza terrena di Gesù, dall’Incarnazione all’Ascensione (e alla Pentecoste), è opera di redenzione: non solo la vita pubblica e il mistero pasquale di passione morte e risurrezione, ma anche i trent’anni di Nazaret.

In questa invenzione di amore, per la cui attuazione operano le Tre Persone divine, trova collocazione privilegiata Maria, la cui vita è tutta in rapporto col mistero di Gesù, di cui diventa madre accogliendo il mistero dell’azione dello Spirito Santo. Leggi tutto »

“Avvento, tempo utile se cambia il cuore”

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Nov 302019
 

vangelo-case-2-300x225Tra le sue dimensioni principali ha quelle dell’aspettare e del vegliare, due verbi che hanno davvero poco a che fare con il ritmo incalzante e roboante della vita dei ragazzi. Eppure l’Avvento è “un tempo giovane” perchè “pieno di speranze, attese, sogni che devono essere realizzati; di cammini e ripartenze; di scelte definite e paure; di entusiasmi e scoraggianti”. Per don Tony Drazza, assistente ecclesiastico de l’Azione cattolica per il settore giovani, insomma, Avvento e nuove generazioni è un binomio che regge e può rivelarsi foriero di sorprese. A patto che si abbia voglia di “imparare ad accogliere i silenzi degli uomini e di Dio” e di “scegliere la lentezza”. “I ragazzi hanno bisogno di trovare un luogo silenzioso e lento per ridare senso profondo alla vita”, afferma il sacerdote sottolineando l’urgenza di capire realmente che “stiamo correndo troppo”. “abbiamo tutti il fiatone e i calendari strapieni”, osserva l’assistente dell’Ac per il quale “abbiamo imparato a condividere le agende, ma abbiamo smarrito il desiderio di condividere la nostra vita”. Secondo don Drazza, accade che “mettiamo in comune le cose, ma non il cuore” e questo ci porta a correre di più, pensando di riuscire a non sentire il vuoto di un amore che ci manca”. Leggi tutto »