Domenica di Pentecoste

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Mag 132016
 

donmarioalbertiniNel vangelo di Giovanni il dono dello Spirito tradurrà la parola di Gesù in gesti di comunione e di accoglienza, di servizio e di amicizia. Sarà colui che guida e che mantiene uniti, sarà il custode e il consolatore. Egli prolunga nel tempo l’energia innovativa della Pasqua, fa partecipare l’umanità alla gloria di Gesù.Tutta la prima lettura è pervasa da un senso di compimento: non esiste più l’egemonia di una sola lingua o tradizione, ma Dio può essere annunciato e compreso per vie differenti che da Gerusalemme portano a tutti i popoli della terra. Nella seconda lettura Paolo sottolinea un debito della comunità nei confronti dello Spirito e chiede una disponibilità maggiore verso la sua presenza e la sua azione.

Tutte tre le letture meriterebbero un approfondimento; mi soffermo un po’ di più sulla prima, ma qualcosa dico anche delle altre due. La prima lettura racconta l’episodio che avvenne come oggi, 50 giorni dopo la Pasqua: la discesa dello Spirito santo sugli apostoli, che si trovavano riuniti in preghiera. Ci dice, questa lettura, come gli apostoli hanno vissuto quell’avvenimento: anzitutto sono sconvolti da qualcosa di inatteso: all’improvviso si sentì un rombo come di vento gagliardo, e apparvero delle fiamme, delle lingue come di fuoco. Questa però è solo la scena esteriore; la realtà interiore è che essi, gli apostoli, “furono pieni di Spirito Santo” – sono interiormente trasformati e, ormai non più timorosi, escono ad annunciare il vangelo, a testimoniare che Gesù, morto sulla croce, è risorto.

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Ascensione del Signore

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Mag 072016
 

donmarioalbertiniIl vangelo ci comunica il significato fondamentale della festa: l’Ascensione ha il compito di riassumere tutto il senso della missione di Gesù. L’essere “portato su” è la risposta del Cielo al suo abbassamento e alla sua umiliazione nella povertà  della terra. È la vittoria gloriosa della Pasqua e il vero compimento della salvezza. A partire dalla Pasqua di Gesù è resa percorribile e praticabile per il cristiano la via verso il santuario del cielo, ci dice la prima lettura. E la seconda lettura dice ai discepoli che è arrivato il momento di partire, sia per il loro Signore, sia per i suoi apostoli. Il cammino della missione sulla terra avrà come orizzonte il cielo a cui tendere.

Immagino non sia stato un giorno di festa piena per gli apostoli quello in cui Gesù è asceso al cielo. Sì, certo, contenti e orgogliosi per la sua glorificazione, ma anche un po’ tristi perché li lasciava.

E’ mentre sono in questa confusione interiore che si sentono interpellati dagli angeli che dicono loro di non rimanere là imbambolati a guardare in su – e prendono coscienza dell’ultimo mandato del loro Signore: andate, siate miei testimoni, predicate il mio vangelo dappertutto.

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VI^ Domenica di Pasqua

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Apr 282016
 

donmarioalbertiniIl vangelo ci trasmette le parole di addio del Gesù terreno: sono parole che vogliono orientare il cuore dei discepoli verso una realtà più grande, parole che Gesù ha udito presso il Padre e che ha manifestato agli uomini perché, nel mondo, imparino a parlare, ad agire e a pensare secondo il linguaggio di Dio e ad essere in un rapporto di familiarità con lui. Di fronte ad un conflitto vissuto nella chiesa delle origini la prima lettura offre un criterio che può guidare i credenti di tutti i tempi: siamo invitati ad affrontare ogni eventuale conflitto lasciandoci guidare dallo Spirito. Nella immagine della nuova Gerusalemme la seconda lettura lascia intuire alla comunità terrena, peccatrice e in cammino, la visione di Dio che può trasformare il mondo.

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V^ Domenica di Pasqua

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Apr 222016
 

donmarioalbertiniCieli nuovi e terra nuova non sono per i credenti una illusoria utopia, sono piuttosto una promessa per la cui realizzazione sono invitati a dare la loro collaborazione. L’uomo insieme a Dio, l’uomo collaboratore di Dio… è la strada per una umanizzazione della terra. Lo sforzo prometeico dell’uomo soltanto, che considera Dio un ostacolo o addirittura un rivale del progresso umano, è destinato a fallire, come mostrano gli umanesimi che hanno preteso di fare a meno di Dio. La speranza cristiana non si nu- tre di pessimismo, ma vive della certezza che la vera liberazione unisce gloria di Dio e amore dei fratelli.

Tutti conosciamo abbastanza il vangelo per sapere che non lo si può leggere senza scontrarsi di continuo con l’insegnamento della carità fraterna: un insegnamento che riceviamo dall’esempio di Gesù, prima ancora che dalle sue esortazioni, e non ci meravigliamo certo di trovarlo ripetuto in questo colloquio finale con gli apostoli.

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IV^ Domenica di Pasqua

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Apr 152016
 

donmarioalbertiniNel clima di anonimato e di massificazione tipico della nostra cultura, e spesso di disprezzo nei confronti della persona e della sua dignità, l’immagine di Gesù “pastore” capovolge queste logiche e mostra la possibilità di rapporti personali accoglienti e valorizzanti, soprattutto nei riguardi dei più deboli. Il suo amore ci coglie nella nostra identità, egli ci “conosce” e in lui noi “riconosciamo” colui che ci salva. Attraverso di lui ci sentiamo nelle mani buone di un Padre che nutre interesse per la nostra umana avventura.

“Signore, tu mi scruti e mi conosci, penetri da lontano i miei pensieri, ti sono note tutte le mie vie; tu mi conosci sino in fondo…” E’, questo, un atto di fede espresso in un salmo (138).

Dio ci conosce davvero, non per giudicare e condannare, bensì per valorizzare i semi di bontà e di verità che sono in noi. Dio ha fiducia in noi, ha fiducia in quelle nostre capacità di bene che lui conosce più di quanto noi stessi constatiamo. E se Dio ha fiducia in me, a me tocca l’impegno di corrispondere nel fare il bene.

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