Raccontando la guarigione dei lebbrosi ad opera di Gesù, il Vangelo richiama la nostra attenzione sulla gratitudine di uno solo, e per di più straniero, un samaritano. Il suo grazie a Gesù nasce in primo luogo da una fede vera, che si esprime nella lode a Dio e nel riconoscere in Gesù il suo amore salvante. Gesù stesso gli conferma: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato». Questa gratitudine è dunque l’atteggiamento fondamentale della persona credente, che scopre come la salvezza non sia conquista, ma grazia. La storia di Naaman, nella prima lettura, testimonia questo stesso atteggiamento di riconoscenza nei confronti di Dio: «Ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele!» Qui motivo di gratitudine è la fedeltà di Dio. La stessa convinzione esprime Paolo nella seconda lettura: «Se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso».
‘Tornare’, ritornare, è un verbo che nel vangelo ha un significato che va oltre a quello che si coglie direttamente. Indica un ritorno fisico, ma anche un ritorno interiore. Ad es. nella parabola del figlio prodigo, il ritorno alla casa del Padre significa il suo ritorno all’amore del Padre.