XXVII^ Domenica del tempo ordinario

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Ott 012016
 

donmarioalbertiniRiscoprirci ogni giorno come servi inutili, secondo l’esortazione del Vangelo di oggi, è la condizione per vivere autenticamente la propria fede, riconoscendo che la salvezza non è una nostra conquista, ma solo grazia di Dio. La fede vera richiede dunque l’umiltà del cuore, la rinuncia all’orgoglio dell’autosufficienza, un rischio con cui i cristiani devono oggi sempre fare i conti. Credere è affidarsi a Dio. Lo vediamo nella prima lettura: Dio sembra assente dalla storia, soprattutto quando ci troviamo di fronte al dilagare dell’oppressione e dell’ingiustizia. E tuttavia per il credente è proprio la sua fiducia in Dio che può diventare via e criterio per comprendere l’enigma della storia umana. Nel combattimento della fede, così ascoltiamo nella seconda lettura, non siamo soli: Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Occorre perciò ravvivare sempre il dono di Dio che è in noi.

Ma siamo proprio inutili? No, Dio ha bisogno di noi, ha voluto aver bisogno di noi affidandoci il compito di gestire bene e con responsabilità le nostre attività e i rapporti vicendevoli. Servi inutili: la frase suona dura, ma esprime questo dato di fatto: di fronte a Dio non abbiamo diritti da rivendicare, perché tutto proviene dalla sua bontà, anche quel poco di bene che riusciamo a fare. In parole povere: non devo dire: sono stato bravo e buono, quindi tu, o Dio, mi devi ricompensare – ma dire: mi impegno a essere bravo e buono perché tu mi vuoi bene, e desidero che tu mi voglia sempre bene….

Quindi metterci non sul piano della rivendicazione di diritti, ma in quello della gratuità, che è il piano dell’amore e della fiducia. Leggi tutto »

XXVI^ Domenica del tempo ordinario

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Set 242016
 

donmarioalbertiniLa parabola del ricco “epulone” narrata dal Vangelo non può legittimare atteggiamenti fatalistici o strutture economiche consolidate in cui i ricchi diventano sempre più ricchi a danno dei poveri resi sempre più poveri. Questa legittimazione sarebbe una caricatura del vangelo: qui un ricco egoista, intento a godersi i piaceri della vita, non riesce a vedere le sofferenze di chi giace alla sua porta. Gesù denuncia tale cecità e la chiusura a cui la ricchezza fatta idolo può portare. Allo stesso modo l’“orgia dei dissoluti”, di cui parla la prima lettura, rivela la non disponibilità ad accogliere la parola di Dio come criterio del vivere e porta in sé il giudizio di condanna: non c’è insulto maggiore alla condizione dei poveri del lusso sfrenato esibito dai ricchi. A sua volta Paolo, nella seconda lettura, oppone all’ideale di vita dei falsi cristiani il modello del vero discepolo di Cristo, esempio di quella fede di cui ha fatto professione e nella quale persevera anche in mezzo alle difficoltà.

Allora “c’era un ricco e c’era un povero”, ma oggi “ci sono tanti ricchi (e dobbiamo sentirci così anche noi!), che non si accorgono dei tanti poveri sempre più poveri che stanno alla porta.”

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XXV^ Domenica del tempo ordinario

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Set 172016
 

donmarioalbertiniNel Vangelo la parabola dell’amministratore disonesto ci pone davanti all’esigenza radicale del regno di Dio annunciato da Gesù: sottrarsi alla schiavitù dei beni terreni, in particolare alla schiavitù del denaro, per creare una comunità di fratelli, in cui si riconosca l’uguaglianza in dignità e si pratichi la giustizia soprattutto verso i più deboli. Questa è la via evangelica per sconfiggere la mercificazione del “povero”, contro la quale si pronuncia con forza la prima lettura: Dio stesso, grida il profeta Amos, prende le difese dei poveri e non potrà dimenticare le opere di coloro che li calpestano. Tra le raccomandazioni che Paolo affida al discepolo Timoteo nella seconda lettura c’è quella della preghiera pubblica per tutti, senza esclusivismi: Dio, infatti, vuole che tutti siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.

Le tangenti non sono un’invenzione del nostro tempo. Probabilmente quello riferito da Gesù sotto forma di parabola era uno dei tanti fatti di cronaca, di allora e di oggi, una storia di imbrogli che, scoperta, porta al licenziamento in tronco dell’imbroglione, il quale per mettersi al sicuro ricorre alle tangenti.

Sì, storia di quel tempo, ne parla anche il profeta nella prima lettura, e storia del nostro tempo. Leggi tutto »

XXIV^ Domenica del tempo ordinario

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Set 092016
 

donmarioalbertiniLe parabole che costituiscono il Vangelo oggi, se ascoltate col cuore e riferite attivamente alla nostra esistenza, potrebbero produrre una vera conversione: la casa di Dio è per noi uno spazio sicuro e salvifico, in essa possiamo ritrovare un Padre accogliente e noi stessi. Esse sono allo stesso tempo un corale invito alla gioia, una testimonianza che Dio vuole solo il nostro bene e non pone limiti alla sua pazienza e alla sua sollecitudine nei nostri confronti. Questa prospettiva è già presente nella prima lettura: di fronte a un popolo “dalla dura cervice” Mosè fa appello alla fedeltà di Dio per ottenere da lui il perdono per la sua gente infedele. Possiamo cogliere questa fiducia anche nella testimonianza della seconda lettura: Paolo parla della misericordia di Dio nei suoi riguardi, nella ferma convinzione che Dio guidi la storia degli uomini verso la meta da lui voluta. La sua parola è per lui sicura e degna di fede.

Perché nella prima parabola Gesù parla di una su cento? La nostra esperienza ci dice che quanti si smarriscono dal punto di vista della morale o della fede, sono, o sembra che siano, più numerosi di quelli che rimangono fedeli. Ma Gesù parla di una su cento per due motivi. Leggi tutto »

XXIII^ domenica del tempo ordinario

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Set 032016
 

donmarioalbertiniPer accogliere il regno di Dio in noi e collaborare alla sua costruzione nel nostro mondo è necessario, secondo il Vangelo, rispondere alla chiamata di Gesù. Diventare suoi discepoli non significa solo condividere idee, ma soprattutto disponibilità a seguirne il destino. Nella parabola del banchetto sono presentate anche le difficoltà di tale scelta. Chi può conoscere la volontà di Dio su di noi? Per la prima lettura solo la sua Sapienza può esserci guida nel conoscere il volere divino e luce e forza per compierlo. Sapienza che possiamo chiedere nella preghiera e accogliere nella fede. Esempio concreto di sapienza cristiana conforme al volere di Dio è, nella seconda lettura, il comportamento che Paolo suggerisce al discepolo Filemone nel rinviargli lo schiavo Onesimo che da lui era fuggito: occasione per ribadire che la vera dignità della persona è quella che essa ha agli occhi di Dio.

“Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, Signore, se tu non gli avessi dato la sapienza?”: questo interrogativo l’abbiano sentito nella prima lettura, e subito dopo, nel salmo responsoriale, si è trasformato per noi in una invocazione: “Insegnaci, o Dio, e acquisteremo un cuore saggio”. Il termine “cuore” nel linguaggio biblico indica l’intimo del nostro essere, il nostro essere stesso.

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