Il vangelo di oggi ci conduce a riflettere sull’esperienza della fede, alla quale siamo stati introdotti con il battesimo. La figura profetica di Giovanni Battista ci è modello: appare come uno che progredisce a tappe nella conoscenza di Gesù, scopre nella sua persona colui che ci può mostrare il volto di Dio e ricolmarci del suo Spirito, ossia della forza divina che può rialzarci dai nostri peccati. A tale esperienza di trasformazione della vita introduce anche la prima lettura, annunciando la missione del Servo di Dio, scelto come strumento per rivelare la sua gloria proprio nel liberare dalla servitù un popolo di superstiti dell’esilio. Nella seconda lettura Paolo ci parla di una pace donata e insieme di una chiamata di Dio, rivolta a tutta la comunità cristiana, perché sia disponibile all’annuncio del Vangelo e alla testimonianza a Gesù.
“Io non lo conoscevo…”: per due volte Giovanni il Battezzatore dice così, riferendosi a Gesù. L’afferma-zione non era del tutto esatta, dal momento che i due erano parenti ed è più che probabile che si siano incontrati qualche volta. Ma in realtà egli non conosceva il vero essere di Gesù; aveva bisogno di una conoscenza più profonda, di un incontro che gli facesse comprendere il mistero di quell’uomo – e infatti soltanto dopo essere stato testimone della manifestazione divina nel battesimo (l’episodio lo abbiamo ricordato domenica scorsa) arriva a dire: questi è il Figlio di Dio. Ora sì lo conosce.