Il vangelo, lo stesso della messa natalizia dell’aurora, focalizza l’attenzione su Maria che, di fronte agli eventi che la riguardano, reagisce in maniera diversa rispetto ai pastori: lei «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Custodire e meditare sono gli atteggiamenti di Maria, custode e mediatrice del mistero del bambino nel quale il divino e l’umano si incontrano e si riconciliano. Il mistero della pace che il Natale porta non è oggetto di spiegazione, ma è benedizione da accogliere con gratitudine: è il compimento della benedizione invocata nella prima lettura: «Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace». Una benedizione che dà inizio ad un’era nuova e ad una umanità resa nuova dalla presenza di Dio. La seconda lettura concretizza tale novità ricordando la radice del nostro valore e della nostra inalienabile dignità: «Dio mandò il suo Figlio… perché ricevessimo l’adozione a figli».
Riconoscenti a Dio per la vita trascorsa – rammaricati di non averla sempre vissuta bene – soprattutto pronti per il tempo che ci sta davanti: questo è l’atteggiamento che dovremmo avere in questo inizio del nuovo anno.